GIUSTIZIA – Friedrich Dürrenmatt

# 252 – Friedrich Dürrenmatt – GIUSTIZIA (Marcos y Marcos, 2005, ediz. orig. 1987, pagg. 214)

Il giovane e indolente avvocato Spät si ritrova un cliente in grado di cambiargli la vita e la carriera: il consigliere cantonale Isaak Kohler che, in un affollato ristorante di Zurigo e davanti a decine di testimoni, ha sparato a un illustre professore universitario, uccidendolo, e ora è in carcere, da dove – con calma olimpica – si occupa dei suoi affari e incarica la mezza cartuccia Spät di difenderlo. Ma come si può vincere una simile causa? Come si può difendere in modo sensato un uomo che ha ucciso volontariamente davanti a tanti testimoni? La Giustizia è un concetto reale, tangibile, o è solo un’illusione umana, e tutto può sempre essere messo in discussione? Spät, dopo l’entusiasmo per i soldi e la notorietà che gli piovono letteralmente addosso, scoprirà a sue spese che il mefistofelico consigliere Kohler ha un piano ben preciso, che prevede il giovane e ingenuo avvocato nella parte di agnello sacrificale.

Chi mi conosce sa quanto mi irriti sentir parlare, nei talk show televisivi, personaggi che intendano raccontare “la loro verità”, cioè il loro punto di vista su qualcosa (perlopiù su fatti di cronaca nera, il che ci riporta subito a Dürrenmatt).

Ebbene, scambiare regolarmente la “verità” con il “punto di vista”, oltre a essere chiaro indizio dell’ignoranza che regna in televisione oggidì, è anche un ottimo modo per avvicinarsi all’opera del grande scrittore svizzero, che per tutta la carriera si è interrogato su cosa significhino termini come “verità” e “giustizia”: è possibile approdare a una verità univoca e riconosciuta? E, di conseguenza, esiste una giustizia sensata nel mondo degli uomini? Ora: non vorrei che fraintendiate, scambiando il geniale relativismo dürrenmattiano con la generale insipienza dei personaggi televisivi, perlomeno della maggior parte di essi. Nulla a che vedere, ci mancherebbe!

Eppure, il tema è proprio questo: nel momento in cui il conduttore con poco sale in zucca chiede all’ospite con ancor meno sale in zucca di raccontare al pubblico “la propria verità” sulla tal o sulla talaltra faccenda, il suddetto conduttore (che potrebbe, ovviamente, essere anche una conduttrice) sta involontariamente aprendo a una riflessione dürrenmattiana: quante verità esistono? E i modi di più persone di guardare gli stessi eventi (per esempio, l’assassinio en plein air di un professore universitario) possono essere ricondotti a qualcosa che si chiami “verità”, o divergeranno sempre, in maniera drammatica e inconciliabile? E ancora: nonostante le discrepanze tra i punti di vista o tra le differenti sensazioni che un evento ingenera in diverse persone, può nascere e fondarsi un’idea di giustizia che soddisfi tutti? E cosa vuol dire fare giustizia, se non acclarare la verità (l’unica e univoca, non quella di Tizio o quella di Caio) e agire di conseguenza, come da prescrizioni di legge?

René Magritte – “L’assassino minacciato” (olio su tela, 1926)

A questi interrogativi, Friedrich Dürrenmatt ha dedicato ampia parte della propria produzione, soprattutto giallistica, offrendo libri mai scontati, mai banali, perlopiù lucidi e vibranti, quasi dei teoremi nei quali l’Autore è, però, il primo a non credere, perché le crepe nel ragionamento vengono fuori subito, e l’errore è dietro l’angolo, o meglio: la necessità di sospensione del giudizio, anche quando il caso pare così lampante, così facile! Un omicidio davanti a decine di testimoni: come può pensare di cavarsela il dottor Kohler? E perché si affida all’imberbe avvocato Spät (che, se non erro, è traducibile con “tardo”, “tardivo”)? Qual è il suo piano? “Giustizia” è un giallo in cui tutto è già accaduto, un po’ come in un episodio del “Tenente Colombo”, e in cui il lettore sa benissimo come si sono svolti i fatti (la narrazione, non per niente, viene svolta dallo stesso avvocato Spät in un lungo memoriale che stende per spiegare come ha fatto a ritrovarsi impelagato in un storia tanto assurda); ciononostante, le certezze mancano e, pagina dopo pagina, la calma olimpica dell’assassino e la crescente frenesia dell’avvocato gettano il lettore in un’inquietudine che non tarda a trasformarsi in sorpresa e in angoscia, soprattutto per le sorti del povero leguleio, entrato in un ingranaggio tanto più grande di lui, e ben più pericoloso di quanto egli si aspettasse.

Geniale nel disattendere le aspettative del lettore, conducendolo nei meandri di una vicenda che sembra non avere uscita, “Giustizia” non ha la forza espressiva e la durezza di un romanzo come “La promessa”, vero e indiscusso capolavoro di Dürrenmatt, ma resta un libro spiazzante e ben scritto, figlio di una lunghissima elaborazione (Dürrenmatt lo iniziò nel 1957, poi lo riprese in mano nel corso degli anni senza mai completarlo, indi lo riscrisse radicalmente nel 1985, ed è questa la versione giunta alfine nelle librerie nel 1987) ma purtuttavia solido e compatto, una sfida al lettore e ai suoi preconcetti, e l’ennesima dimostrazione di quanto la verità possa forse esistere, ma a nessuno il più delle volte sia dato poterla raccontare – sciacquette televisive in primis.            

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(Recensione scritta ascoltando i Pink Floyd, “What Do You Want from Me”)

PREGI:
costruito attorno a un fatto di lampante evidenza, come un caso del tenente Colombo, il libro racconta, contrariamente alle indagini del sagace poliziotto losangelino, non il chiarimento del misfatto, bensì il suo progressivo intorbidarsi, fino alla perdita di qualunque orizzonte di verità o di giustizia  

DIFETTI:
la scrittura a tratti è un po’ lambiccata, complice l’Io narrante di un personaggio come l’avvocato Spät, che nel suo memoriale, scritto a fatti già accaduti, gioca a rimpiattino col lettore e tende ad auto-assolversi. Insomma, una lettura meno facile di quanto si possa pensare!

CITAZIONE:
«È una tesi ancora più folle della verità» dissi. […] «Una tesi più realistica della verità. Per lo più la verità non è credibile» replicò. (pag. 161)

GIUDIZIO SINTETICO: ***

LEGENDA RECENSIONI
Sia per i libri che per i film, adotto nel giudizio sintetico il sistema Mereghetti, che va da 0 a 4 stelline: a 0, ovviamente, i giudizi più negativi, a 4 quelli più positivi, con tutti i possibili gradi intermedi…

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NON GIUDICABILE con i sistemi ìclassiciî di voto
PESSIMO
QUASI PESSIMO
BRUTTO
BRUTTINO
 
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**1/2
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***1/2
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ACCETTABILE
DISCRETO
BUONO
MOLTO BUONO
CAPOLAVORO