IL VIAGGIATORE DEL GIORNO DEI MORTI – Georges Simenon

# 279 – Georges Simenon – IL VIAGGIATORE DEL GIORNO DEI MORTI (RCS, 2015, ediz. orig. 1941, pagg. 267)

Il giovane Gilles Mauvoisin, magro, pallido e dallo sguardo sperduto, sbarca alla vigilia del giorno dei Morti a La Rochelle da un cargo proveniente dalla gelida Trondheim. Si tratta – ma lui non lo sa ancora – dell’unico erede di un cospicuo patrimonio, appartenuto a suo zio, che Gilles non ha mai neanche conosciuto. Il cognome Mauvoisin, però, è ben noto a La Rochelle: come Gilles non tarderà a scoprire, suo zio era un uomo solitario ed enigmatico, divenuto ricchissimo e in possesso di una corposa documentazione sui “peccati” di tutti gli uomini più potenti della piccola città. I documenti sono conservati in una cassaforte di cui nessuno ha la combinazione. O forse zia Colette, sorella della madre di Gilles, sa più di quanto non lasci intendere?
Innamoratosi della giovane Alice, figlia di un dipendente dell’azienda da lui ereditata, Gilles non è insensibile neanche al fascino della più navigata zia: quale donna prevarrà nel suo cuore?  Ma soprattutto: è solo un’impressione, o Gilles non è affatto quel giovincello sprovveduto che era sembrato a tutti il giorno del suo arrivo in città?
Tra segreti inconfessabili e trame amorose, Gilles, assediato dai potenti del luogo, terrorizzati dal contenuto della cassaforte, dovrà ricorrere a tutta la sua determinazione e a tutta la sua astuzia per salvarsi nel nido di vipere in cui si è cacciato.

Una piccola premessa è doverosa, visto che ho già recensito svariati libri di Georges Simenon e in più di un’occasione alcuni lettori mi hanno rivolto delle critiche, sostenendo che fossi stato “troppo generoso” con dei libri datati e privi di reale suspense. Ora: non c’è dubbio che la scrittura di Simenon (morto nel 1989 ma attivo principalmente tra gli anni Trenta e gli anni Sessanta) possa apparire, a tratti, un po’ retrò.

D’altronde, il grande scrittore belga ha prodotto tanti di quei romanzi (anche senza considerare quelli dedicati al commissario Maigret) che sarebbe utopistico aspettarsi un identico valore in tutti: ci sono libri ottimi, libri buoni, libri accettabili e altri francamente dimenticabili, come per tutti gli scrittori più prolifici. Oddio, in Simenon anche un libro dimenticabile contiene, spesso, spunti non indifferenti, a sottolineare – se mai ce ne fosse bisogno – la grandezza di questo Autore, che propone una letteratura scarna e asciutta, una scrittura priva di fronzoli ma efficacissima nell’andare all’anima di personaggi e situazioni, proprio perché capace di scarnificare gli uni come le altre, riducendoli all’essenziale, mostrando la verità dietro i paraventi sociali e culturali. Tutto ciò per dire che sì, è vero, i gialli di Simenon (ma anche i suoi romanzi drammatici, che non contengono necessariamente una trama gialla) non hanno affatto l’aspetto e lo stile dei thriller scandinavi d’oggi, né tantomeno dei libri di Joël Dicker o di Dan Brown.

La scrittura di Simenon, soprattutto a lettori poco avvezzi, può apparire un po’ “polverosa”, ma questo nulla toglie alla forza di certe opere, alla neritudine assoluta che lo scrittore di Liegi ha spesso saputo tratteggiare, senza pietà e senza sconti. E io, ovviamente, valutando un libro, sono solito calarlo nel suo tempo, considerando anche il suo grado di modernità, ma senza dimenticare che la sua prima uscita risale – come è il caso di questo “Viaggiatore del giorno dei Morti” – al 1941.

Partendo da questo dato di fatto, posso a buon titolo affermare che siamo dalle parti del capolavoro: noir serrato e basato sui dialoghi e sugli incontri/scontri tra personaggi, come nella miglior tradizione del genere, “Il viaggiatore del giorno dei Morti” scivola anche nel giallo classico, con il meraviglioso “McGuffin” hitchcockiano rappresentato dalla cassaforte piena di segreti inconfessabili, e nella storia d’amore dai toni accesi, con il triangolo composto da Gilles, dalla giovane e ingenua Alice e dalla navigata zia Colette. A prima vista, il materiale (e i generi!) sembra francamente troppo; Simenon, però, riesce non solo a dominare tutte le linee narrative, ma anche a conferire al racconto una compattezza e una tensione degne delle sue opere migliori.

E il protagonista, Gilles Mauvoisin, conosce una delle più spettacolari evoluzioni di un personaggio simenoniano: da spaurito ragazzo che si affaccia su una realtà troppo più grande e più vecchia di lui a detentore di sinistri segreti e conduttore di un gioco la cui posta in palio è la vita. Wrong man originale e sfaccettato, Gilles è il cavo elettrico che guida il lettore nei meandri di una Rochelle mai così tetra e umida, spietata e misteriosa, ma anche magicamente attraversata da un raggio di luce, da un soffio d’amore che sarà, in definitiva, la via d’uscita e la salvezza del protagonista. Magistrale nello sviluppo narrativo – con una solidissima suddivisione in tre parti – e ricco di personaggi interessanti e di scene ben orchestrate, “Il viaggiatore del giorno dei Morti” non pecca neppure nel finale, decisamente all’altezza di tutto il resto.                    

(Recensione scritta ascoltando gli Still Corners, “Far Rider”)

PREGI:
la scrittura sarà anche un po’ datata, ma il romanzo è attraversato da una tensione palpabile, tutta costruita con dialoghi e descrizioni, senza mai ricorrere a effettacci e facile suspense. Noir moderno nelle atmosfere e nella trama, cui basterebbero pochi aggiustamenti per essere trasformata ancor oggi in sceneggiatura, è un libro tra quelli da non perdere del prolifico Autore belga  

DIFETTI:
forse, per una volta, la lunghezza è leggermente eccessiva, ma è un difetto per modo di dire, perché la scrittura è gradevolissima e la trama, tra segreti e amori, non molla mai il lettore

CITAZIONE:
«Quando si rimesta sul fondo non si sa mai che cosa affiorerà in superficie… E oggi, probabilmente, alcune persone di mia conoscenza sono un po’ spaventate. […] Il Sindacato, che in effetti esiste, aveva paura di suo zio, e ha tirato un sospiro di sollievo quando, a succedergli, è arrivato alla Rochelle un ragazzino di diciannove anni dall’aria mite.» (pag. 157)

GIUDIZIO SINTETICO: ***½

LEGENDA RECENSIONI
Sia per i libri che per i film, adotto nel giudizio sintetico il sistema Mereghetti, che va da 0 a 4 stelline: a 0, ovviamente, i giudizi più negativi, a 4 quelli più positivi, con tutti i possibili gradi intermedi…

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NON GIUDICABILE con i sistemi ìclassiciî di voto
PESSIMO
QUASI PESSIMO
BRUTTO
BRUTTINO
 
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***1/2
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ACCETTABILE
DISCRETO
BUONO
MOLTO BUONO
CAPOLAVORO