IN MEMORIAM

Pronto?”

“Ciao! Scusa se ti disturbo, ma avrei un piccolo problema sul sito web di Panatronics! Non riesco a togliere un prodotto dalla home page” oppure “Non riesco a inserire un prodotto in home page, mi dà uno strano messaggio di errore…”

“Dammi un minuto che entro anch’io e ti dico…” Le mie conversazioni con Guerino Zigarini, nove volte su dieci, si aprivano così, o con minuscole varianti. Che il prodotto fosse da inserire o da togliere, che il “piccolo problema” fosse relativo all’immagine (che faceva sballare l’intera pagina) o al prezzo (che non prendeva gli zeri), poco conta. E a volte, non c’era neppure il “piccolo problema”. A volte la conversazione si apriva così:

“Pronto?”

“Ciao! Scusa se ti disturbo, hai qualche minuto? Dovrei sottoporti un’idea che ho avuto per il sito web di Panatronics, ma non so se sia realizzabile…” Mettevo avanti le mani!

E Guerino altrettanto, col consueto garbo:

“Realizzabile probabilmente sì” diceva. “Piuttosto, vediamo quanto lavoro mi ci vorrà…”

Al che, gli spiegavo l’idea, lui si prendeva qualche minuto, lo sentivo trafficare sulla tastiera, poi mi sottoponeva a un fuoco di fila di domande (“Ma il logo quanto dev’essere grande? L’immagine va bene a 800 pixel o di più? Il testo quanto è lungo? Dev’essere una cosa dinamica o statica?”), ma sempre con garbo, con un tono distaccato che, però, non esprimeva distacco; una voce semplice, piana, rassicurante. Anche nei peggiori “allarmi”!

“Pronto?”

“Ciao! Guarda, ti chiamo perché il sito è completamente down! Se si digita l’indirizzo dice impossibile raggiungere il sito web!”

“Ohibò!” commentava. “Aspetta che controllo.” E poi: “Eh sì, c’è il sito giù! Faccio subito la segnalazione, ti aggiorno.”

E potevi stare sicuro che nel giro di mezz’ora, un’ora al massimo ti richiamava con la soluzione del busillis, e si profondeva in spiegazioni su stringhe di codice e problemi di server di cui io capivo un quarto, a essere generosi. Ma apprezzavo sinceramente quelle spiegazioni e, credo, lui apprezzava le mie domande dirette, da “sempliciotto dell’informatica”:

“Ma il sito adesso è visibile, vero?” non mi vergognavo a chiedergli.

E lui, ridendo: “Sì, certo, come ti dicevo era una problema di… “ecc… ecc…

Io intanto sospiravo di sollievo perché prodotti e prezzi erano tornati visibili, e potevo modificare a piacimento, e cambiare immagini, e scrivere nuovi articoli, e lanciare offerte speciali e specialissime.

E ogni conversazione si chiudeva sempre su toni lieti, addirittura divertiti. Commentavamo il problema che si era posto, io immancabilmente lo ringraziavo, e lui si schermiva:

“Ma di niente!”

E poi, prima di appendere, l’immancabile tocco dialettale:

“Ciao, te salüdi!”

Sempre così, alla fine: “Te salüdi!

Fino alla volta successiva, che poteva essere due, tre giorni dopo, oppure sette, dieci giorni dopo, ma che ci sarebbe stata, immancabilmente, perché diamine, un problemino tra i vari siti web c’è sempre, una domanda la trovavo sempre da fargli, e allora chiamavo e:

“Pronto?”

“Ciao, scusa se ti rompo le balle, magari la mia è una domanda stupida…” mettevo avanti le mani.

E lui:

“Ma no, figurati, non mi rompi assolutamente le balle! Dammi solo un minuto che entro anch’io… Ecco, dimmi tutto!”     

Non so quante volte ci saremo sentiti, io e Guerino, in questi 15 anni di lavoro in Panatronics. Migliaia di volte. Spesso, ci sentivamo tutte le settimane, anche solo per un “check”, come si dice, per un controllo al volo di qualche dettaglio. Avevamo affrontato assieme l’incasinatissimo passaggio alla nuova (demenziale) regolamentazione sulla privacy, e mi aveva assistito passo passo per adeguare i siti web di cui mi occupo professionalmente (solo dei contenuti, ovviamente, non essendo io un programmatore). Avevamo risolto complicatissime problematiche di diritti e controdiritti legate alla pubblicazione di video da YouTube; ci districavamo tra cookies, link, loghi, svuotamenti della cache, drag & drop e altre astrusità varie che proprio grazie a lui ho imparato – almeno un po’ – a conoscere e, perché no?, anche ad apprezzare. In ogni lavoro c’è un che di interessante, di bello, se lo si guarda con curiosità.

Avevamo, infine, all’inizio di quest’anno, messo su www.liberailibri.com, sì, proprio questo piccolo, innocuo sito di libri, film ed elucubrazioni letterarie. Chi di voi legge le mie recensioni settimanali, sappia che deve questa (modesta) possibilità proprio a Guerino, più ancora che a me, perché il sito l’ha fatto lui. Io lo riempio solo delle mie elucubrazioni! Io ci butto dentro tutti i libri, i film, gli articoli e i racconti che posso. Ma il sito l’ha fatto lui, ancora una volta mi ha guidato passo passo nella scelta delle immagini, dei colori, delle icone, nella stesura dei testi – quanto devono essere lunghi, dove vanno messi – insomma: non credo che, da solo, mi sarei mai messo a farlo! Con lui, invece, è stato un piacere, come al solito.

Non ci capiva niente, di libri, Guerino. Di computer, sì; di sito web, eccome! Ma di libri, proprio no. Ricordo che, alla fine dell’anno scorso, quando gli descrivevo come volevo impostare le recensioni, mi rispondeva:

“Beh, scrivi quello che vuoi, io devo solo capire la lunghezza all’incirca, il resto… boh? A tua scelta!”   

E sempre con gentilezza, addirittura con dolcezza! Si capiva che l’argomento “recensioni letterarie” esulava dalle sue corde, eppure, quando verso natale scorso mi ha chiamato, ha esordito così:

“Ciao! Puoi connetterti un attimo? Voglio farti vedere una cosa…”

“Certo!” dissi. Immaginavo che si trattasse di liberailibri…

Aveva caricato una recensione di quelle che gli avevo mandato, e mi spiegò come inserire l’immagine della copertina, come fare le lettere maiuscole e poi… “Guarda, ho smanettato un po’ col codice ma ho fatto una figata… vedi la parte dei pregi e dei difetti? Ecco, la puoi fare col carattere che vuoi tu, falla diversa così a chi legge spicca subito!”

E come questa, tante e tante altre piccole cose di questo piccolo sito si devono a Guerino, compresa la facilità di gestione, che consente – anche a un caprone come me – di inserire tutti gli articoli che voglio. Compreso questo, che non avrei mai voluto scrivere, ma che DEVO scrivere.

Per ringraziarlo, sì. E per salutarlo. Perché – e non so dirvi quanto sia stato brutto scoprirlo così, di colpo – Guerino non c’è più, dalla fine di aprile. Non c’entra questo covid del cazzo, questo coronavirus di merda che ha monopolizzato l’attenzione di tutti; è stato qualcos’altro a portarlo via, ma questo certo non cambia il senso di vuoto e di dolore, non cambia il tuffo che ho sentito nel cuore quando ho saputo…

Sospettavo che fosse successo qualcosa, perché – complice questa quarantena del cazzo – non ci eravamo sentiti per un po’, e quando ho provato a chiamarlo, anche solo per un saluto, il telefono risultava staccato. Strano, pensai (eravamo proprio attorno alla fine di aprile: per Pasqua ci eravamo scambiati gli auguri, come tutti gli anni, quindi non avrei mai pensato che potesse… non esserci più). Sì, strano, pensai. Strano. Attesi che mi richiamasse, una volta vista la mia chiamata, ma lui non richiamò. E io non intendevo disturbarlo. In fondo, non avevo nulla di urgente da dirgli, solo una piccola questione relativa proprio a liberailibri…

Ma sì, può aspettare, mi dissi.

La ripresa (parziale) del lavoro, il 4 maggio, mi ha sviato ancora di più, col pensiero. Solo pochi giorni fa ho pensato di inviargli un messaggio via whatsapp. E lì ho capito. Ho capito che qualcosa non andava davvero. L’ultima volta che si era connesso risaliva a più di due settimana prima! Assurdo. E comunque, ancora, non volevo ammettere: “Gli si sarà rotto il telefono!” pensai. Gli cadeva spesso in acqua! Era una delle cose di cui ridevamo più di gusto. Aveva uno smartphone vecchio modello (lui, così tecnologico, si era dotato di whatsapp solo da poco più di un anno!) che, per giunta, non faceva che sfuggirgli in vasca da bagno o nel lavello!

A volte cadeva la linea, mentre parlavamo. Richiamava, e:

“Scusa, eh? Questo cacchio di telefono mi si spegne di colpo, da quando mi è ricaduto in acqua…”

“Ancora?!” gli chiedevo io, trattenendo a stento le risate.

“Ma sì, lascia perdere, guarda… Stavolta in vasca da bagno…!”

Ecco, ho cercato fino all’ultimo di persuadermi che potesse essere solo un problema del telefono, ma era troppo strano che non mi rispondesse neppure alle e-mail. E allora, da Panatronics, abbiamo telefonato a casa (il numero fisso abbiamo dovuto recuperarlo: chi lo usa più, ormai?)

E non c’è più stato dubbio.

Come si fa, in questi casi, a trovare qualcosa di intelligente da dire? O anche di non intelligente? Come si fa a dire qualcosa? La verità è che non per forza bisogna farlo. L’unica cosa che io mi sono sentito di fare è stata questa: raccontarvi, qui, su questo sito che lui ha fatto, su questo insignificante sito che piace solo a me e ai pochi appassionati di letteratura che mi seguono, raccontarvi, dicevo, qualcosa di lui, quel poco che sapevo, quel tanto che ho apprezzato. Non potrei dire che fossimo “amici”, io e Guerino; “amici”, forse, è un’altra cosa; non lo so; e me ne frego, per la verità: lo stimavo, mi piaceva sentirlo, anche quando c’era qualche problema, anche quando mi toccava eseguire le procedure più astruse per capire che cavolo fosse successo alla tal pagina o al tal prodotto. La sua voce garbata, i suoi modi gentili riuscivano a rendere semplice ogni cosa: Mai, mai, e ripeto MAI che l’abbia sentito alterarsi o sbottare, anche quando la cazzata l’avevo fatta io (e succedeva spesso, credetemi!). Si limitava a sorridere, e mi indicava come risolvere il problema che io stesso, maldestro, avevo creato. E alla fine era sempre:

“Di niente, figurati! Te salüdi!”           

 Non avrei mai creduto di doverlo dire io, adesso, ma: “Ciao, Guerino. Grazie per tutta la tua gentilezza, e la tua pazienza. Te salüdi!”