LECTIO BREVIS / 102

Testi, pre-testi, divagazioni e spunti minimi intorno a libri letti, riletti, sfogliati

A cura di Roberto Mandile

PUNTATA 102
UN TRANQUILLO INQUIETO MÉNAGE
Quando il matrimonio non è il trionfo dell’amore  

Milward Kennedy – IL CAPANNO SULLA SPIAGGIA (1937)

Di cosa parla: Mary Dallas soggiorna con il marito John in un albergo nella località marina di Vinery. Una mattina presto, di nascosto, lascia l’hotel per raggiungere il capanno sulla spiaggia del suo tutore, Hilary Stephens, dove, in assenza del proprietario, si è data appuntamento con un uomo che ha conosciuto e dal quale è attratta, George Needham. Entrata nel capanno, però, scopre il cadavere di Hilary; all’arrivo di George, i due decidono di spostare il corpo per simulare un incidente. Ma, una volta che la notizia sarà nota anche a John, i coniugi cominciano a nutrire reciproci sospetti…

Commento: Da quando la tragedia ha lasciato il posto al dramma borghese, il giallo ha trovato il suo terreno di coltura ideale. Non si contano i romanzi polizieschi che hanno al centro un ménage coniugale a dir poco movimentato. Ma è, per molti versi, un caso limite questo libro, esempio senz’altro apprezzabile di giallo psicologico, tanto esile nella trama poliziesca (i personaggi sono quattro in tutto e gli indizi per scoprire l’identità del colpevole mancano del tutto) quanto sottile nella rappresentazione della crisi che colpisce la coppia di protagonisti, in un crescendo di tensione che culmina nella scena finale. Il modello può essere rinvenuto nel più celebre (e più notevole) Il sospetto (1932) di Francis Iles – pseudonimo del grandissimo scrittore e critico Anthony Berkeley Cox –, libro dal quale Alfred Hitchcock trasse l’omonimo (e riuscitissimo) film (1941) con Cary Grant e Joan La Fontaine.

GIUDIZIO: **½

Georges Simenon – LA VERITÀ SU BÉBÉ DONGE (1942)

Di cosa parla: In una domenica d’agosto, la quiete della villa di campagna, dove la famiglia Donge è riunita per un pranzo, è scossa dal tentativo di Eugenie, detta Bébé, di avvelenare con l’arsenico il marito François. L’uomo si salva; la donna, imperturbabile, confessa e viene arrestata, ma si rifiuta di spiegare le ragioni del gesto. Nei giorni successivi, mentre è ricoverato in ospedale e in attesa del processo, François si interroga sulla propria vita coniugale e s’accorge di non aver mai capito Bébé…

Commento: La tranquillità della vita borghese è l’aspirazione massima alla felicità riservata all’uomo moderno o è l’aggiornamento degli antichi incubi cui, semmai, proprio la modernità ha dato, di volta in volta, i nomi di noia, mediocrità, insensatezza? In altri termini, la vocazione alla normalità è un ideale o un sacrificio? Una buona bussola per orientarsi è offerta da Simenon in questo libro, un romanzo di apparente semplicità, il quale, dopo lo shock iniziale, che sembra inquadrare la storia nei binari del giallo, procede lentamente senza che nulla accada fino alle ultime pagine. Ma all’autore non interessa offrire risposte facili e consolatorie. E così la verità di Bébé Donge non è indagabile, come in un poliziesco, in termini positivi (non è cioè dimostrabile o confessabile), ma rimane un gioco di specchi che si svolge tutto nella mente del marito François. Il romanzo diventa dunque un bell’esempio dell’arte psicologica di Simenon, acutissimo indagatore dell’animo umano. E i due protagonisti si aggiungono senz’altro alla casistica dei matrimoni letterari infelici, che, da Flaubert a Tolstoj, è già ricca di suo.

GIUDIZIO: ***

PRE-TESTI, DIVAGAZIONI
E SPUNTI MINIMI

“Tutti quanti a Fécamp, conoscevano la storia della Patin. Certo non era stata felice, con suo marito, la Patin. Costui, mentre era in vita, la batteva come si batte il grano nei granai”. Erano bastati tre giorni di matrimonio a Patin, ricco proprietario di una barca a Fécamp, per rendersi conto che Désirée, la graziosa brunetta che attirava gli uomini solo con i suoi modi all’osteria locale, non era affatto diversa dalle altre donne. La vittima, però, in questa storia non è Patin, che pure non si capacita di avere sposato una squattrinata che lo ha adescato con la sua acquavite. Il rapporto tra i due coniugi, infatti, fin da subito assume i tratti di una convivenza difficile, con lui che finisce per trattare la moglie come l’ultima delle sgualdrine, picchiandola, insultandola e umiliandola di fronte a tutti e lei che, in preda a una continua paura, dopo dieci anni diventa “più magra, più gialla, più secca di un pesce affumicato”. Tutto è destinato, però, a cambiare quando una notte, a seguito di una terribile tempesta per mare, Patin, come tanti altri marinai, non torna a casa. Disperso o morto? Il dubbio persiste, tanto che Désirée resta a lungo in inquieta attesa del marito: sarà un pappagallo, comprato quasi per caso, a farle rivivere gli incubi del suo matrimonio.

Basta poco al genio di Guy de Maupassant per rendere, nel breve volgere di un racconto, le cupe risonanze di un ménage coniugale a dir poco turbolento. E, come in ogni racconto che si rispetti, è il finale a decidere della qualità del testo: Maupassant offre una bellissima variazione sul tema del doppio (con il pappagallo che prende il posto del marito) e lascia intatto nel lettore quel senso di oppressione che, fin dalle prime righe, accompagna la relazione dei due sposi.  

Dalla fantasia alla realtà, e ritorno. È questo il percorso che ci tocca per passare dai coniugi Patin a un’altra coppia di consorti infelici, quella formata da due poeti, Ted Hughes e Sylvia Plath. Una storia di un amore travolgente, del quale sono testimoni i due figli, ma anche di crisi e tradimenti, di gelosie e invidie, di solitudini e rivalse, sfociata nel suicidio di lei, esito di una vita da sempre attraversata da demoni e angosce profonde. Sul suo tormentato matrimonio sarà proprio Ted Hughes a tornare nella sua ultima opera, Lettere di compleanno,pubblicata nell’anno della sua morte, trentacinque anni dopo la tragica scomparsa di Sylvia. Tra le poesie che ricostruiscono l’impossibile relazione coniugale, Epifania è forse la più esplicita. Vi si riferisce di una passeggiata a Londra in una giornata d’aprile, in cui l’autore, neo-padre, incontra un uomo che gli propone, piuttosto furtivamente, l’acquisto di un volpacchiotto. Il poeta rifiuta e conclude così il suo racconto in versi:

“Poi io mi incamminai
come se uscissi dalla mia stessa vita.
Lasciai andare quel volpacchiotto. Lo ricacciai
nel futuro
di un volpacchiotto a Londra e mi affrettai
davanti a me e mi immersi come fuggendo
nella metropolitana. Se avessi pagato,
se avessi pagato quella sterlina e fossi ritornato
da te, con quella bracciata di volpe –
se avessi afferrato che qualunque cosa succeda con una volpe
è ciò che mette alla prova un matrimonio e dimostra se è un matrimonio –
io non avrei fallito la prova. Tu l’avresti fallita?
Ma io ho fallito. Il nostro matrimonio è fallito.”

Testi citati
Guy de Maupassant – L’ANNEGATO – traduzione di Alberto Savinio e Anna Maria Sacchetti (1888)
Ted Hughes – EPIFANIA, in “Lettere di compleanno” – traduzione di Anna Ravano (1998)