Testi, pre-testi, divagazioni e spunti minimi intorno a libri letti, riletti, sfogliati
A cura di Roberto Mandile
PUNTATA 135
SCOMPARSE E PERDITE
Misteri, enigmi, drammi legati a sparizioni di cose o persone
Edmund Crispin – IL MANOSCRITTO PERDUTO (1948)
Di cosa parla: La scomparsa di Brenda Boyce, studentessa della Castrevenford School, mette in allarme tutti, anche perché il biglietto d’addio che ha lasciato suona assai sospetto. È la vigilia dello Speech Day, per il quale a scuola sono attesi anche i genitori degli alunni, e a turbare ulteriormente l’atmosfera si aggiunge il furto di acido solforico dall’aula di chimica. Ma nulla allarmerà la comunità scolastica quanto l’omicidio di ben due insegnanti, entrambi ammazzati da un colpo di arma da fuoco. Per fortuna del preside, ad aiutarlo c’è il suo amico Gervase Fen, professore all’Università di Oxford, nonché detective già provetto. Fen si rivelerà l’uomo giusto al posto giusto, visto che nel corso delle indagini ci si imbatterà anche in un manoscritto shakespeariano dal valore inestimabile…
Commento: Quinto dei nove romanzi scritti dall’autore britannico, dagli interessi molteplici (fu anche recensore di gialli e soprattutto compositore, specie di colonne sonore, nonché organista e direttore d’orchestra), è un libro che ha tutti i pregi e tutti i limiti dei gialli classici. La storia è solidissima sul piano logico, l’indagine è rigorosa e le deduzioni finali, corredate di ampie spiegazioni, sono un trionfo di razionalità. L’ambiente chiuso della scuola – altro topos del genere – è perfettamente sfruttato. E anche se i personaggi non sono propriamente memorabili, è difficile trovare una vera e propria pecca sul piano della costruzione complessiva o dell’intreccio. Eppure, nonostante gli elogi di cui il romanzo ha goduto presso i critici, il libro, specie nella parte centrale, sconta una certa prolissità che non risparmia al lettore qualche sbadiglio. Il che, per i detrattori del genere, è un peccato mortale; per noi, che siamo più indulgenti, resta comunque una macchia sufficiente a non farci andare oltre un giudizio appena tiepido.
GIUDIZIO: **
Colin Dexter – AL MOMENTO DELLA SCOMPARSA LA RAGAZZA INDOSSAVA (1976)
Di cosa parla: A poco più di due anni, il caso di Valerie Taylor, una ragazza scomparsa misteriosamente a Oxford, viene riaperto. In una lettera arrivata ai genitori, la stessa Valerie afferma di essere viva, di abitare a Londra e di voler essere lasciata in pace. Eppure, la morte di Ainley, l’investigatore incaricato delle indagini, non lascia tranquilla la polizia, e così il caso viene affidato all’ispettore Morse. Si tratta solo della fuga di un’adolescente o di qualcos’altro di più torbido? Per cominciare, bisognerebbe avere la certezza che la lettera spedita ai genitori sia stata scritta davvero da Valerie. E poi concentrarsi sull’ambiente della scuola frequentata dalla ragazza, che forse non era così innocente come pareva…
Commento: «È solo che non è il mio genere di caso, Lewis. So che non è una bella cosa da dirsi, ma io funziono meglio quando c’è di mezzo un cadavere. Un cadavere diventato tale non per cause naturali, chiedo solo questo. E qui non ce n’è traccia». Siamo a pagina 179, ossia poco meno che a metà libro, quando l’ispettore Morse, facendo il punto sul caso con il suo fido collaboratore Lewis, si abbandona a queste riflessioni. Che, naturalmente, riassumono le attese del lettore, le quali, altrettanto naturalmente, verranno soddisfatte di lì a poco. Ma, siccome Colin Dexter conosce bene il mestiere, ha saputo fin qui giocare come il gatto con il topo, costruendo con grande abilità una storia basata su pochi (e apparentemente scontati) elementi e tenendo desta l’attenzione su una domanda sola: acclarato che Valerie Taylor non era un modello di ingenuità, la sua scomparsa è volontaria o no? Insomma, è viva o morta? Da qui in avanti, la storia conosce alcune svolte, coerenti con le premesse ma non del tutto prevedibili, secondo le regole di un buon giallo. Ma, come sempre, più che la storia in sé a Dexter stanno a cuore i ritratti umani e il quadro dell’ambiente, per cui ogni indagine – e qui la cosa è più evidente che mai – finisce per essere uno scavo nelle personalità (spesso tormentate, anche quando non siano propriamente perverse e criminali) dei personaggi, a partire dal vero protagonista dei suoi romanzi, l’ispettore Morse.
GIUDIZIO: ***
PRE-TESTI, DIVAGAZIONI
E SPUNTI MINIMI
Ogni scomparsa è un mistero; ogni scomparsa è fonte di turbamento. Non stupisce, dunque, che il giallo sia, in termini letterari, il terreno d’elezione per indagare – e spesso risolvere – gli enigmi legati alla scomparsa di cose e, più spesso, persone. Non sempre, però, neanche nell’ambito del poliziesco a enigma, la soluzione del caso elimina del tutto l’inquietudine legata a un evento che mette a dura prova la nostra fiducia nella realtà. Esemplare, sotto questo punto di vista, il racconto La lampada di Dio, con Ellery Queen che si ritrova trascinato, nel pieno di una tempesta di neve, da Thorne, un amico avvocato, al porto di New York per accogliere la giovane Alice che sta per sbarcare dall’Inghilterra. La ragazza è erede della fortuna del padre, appena morto; essa è custodita nella Casa Nera, un’antica e misteriosa dimora costruita di fronte a un’abitazione del tutto analoga, la Casa Bianca, a Long Island. Thorne teme che gli altri parenti del defunto vogliano mettere le mani sull’eredità. I tre si recano dunque alla Casa Bianca, dove alloggiano per la notte; la mattina dopo, la Casa Nera sembra scomparsa nel nulla. Nella scia di Dickson Carr (che giudicava il racconto tra i migliori del genere), la storia è un piccolo capolavoro di enigmistica applicata al giallo. I motivi di fondo della vicenda (il tema del doppio, l’allusione ad Alice nel Paese delle Meraviglie, l’atmosfera sospesa e quasi magica) mantengono tutto il loro fascino anche in virtù della misura del racconto lungo. La spiegazione razionale non occulta del tutto il senso di perturbante mistero che aleggia, come se il male non fosse stato del tutto spazzato via.
Ogni scomparsa è un mistero; qualche scomparsa, nei gialli e non solo, è anche un dramma. Il caso letterario più alto è probabilmente rappresentato da La fuggitiva o Albertine scomparsa, il sesto, e più breve, volume della Recherche di Marcel Proust, fitto di colpi di scena che segnano, sul piano psicologico, il definitivo passaggio del narratore all’età adulta: le pagine sulle conseguenze della morte di una persona amata e sul tentativo di dare un senso al lutto sono tra le più belle non solo del romanzo ma dell’intera letteratura di ogni epoca e di ogni lingua. Smarrimento per la scomparsa di qualcuno che ci è caro e a cui però sono sopravvissute le sue cose, esprime anche Leonardo Sinisgalli in versi toccanti e quanto mai precisi nel restituire il mistero della scomparsa stessa:
Riguardo quando non ci sei
gli scartafacci toccati dalle tue dita,
i fogli con le impronte dei giorni
bui, delle ferite dolenti.
Guardo le carte miracolosamente
riavute (gli editori sono a caccia
di farfalle sui lungotevere),
draghi gioiosi, tronchi
capelluti, meteore fiammanti, e
mi esalto e mi dispero
perché è morta la tua mano.
Testi citati
Ellery Queen – LA LAMPADA DI DIO, in “Le nuove avventure di Ellery Queen” (1940)
Leonardo Sinisgalli – I TUOI SEGNI, in “Dimenticatoio” (1978)