LECTIO BREVIS /154

Testi, pre-testi, divagazioni e spunti minimi intorno a libri letti, riletti, sfogliati

A cura di Roberto Mandile

PUNTATA 154
ILLUSIONI, ILLUSIONISTI, TRUCCHI E ATTRAZIONI DA BARACCONE
Tra giochi di prestigio, esperimenti sulla mente e personaggi da circo e luna park

Carter Dickson – COLPITE AL CUORE (1941)

Di cosa parla: Arthur Fane ha ucciso una ragazza di diciannove anni. Questo è quello che crede sua moglie Vicky, la quale si è altresì convinta che lo zio del marito, Hubert, venuto a conoscenza dell’omicidio, stia ricattando il nipote. È questo il clima che si respira in casa Fane quando, poco tempo dopo, una sera viene organizzato un esperimento di ipnotismo: lo scopo è dimostrare che il subconscio non può essere indotto a compiere azioni da cui il soggetto cosciente rifuggirebbe. Il dottor Rich, psichiatra radiato dall’ordine dei medici, ordinerà dunque a Vicky, dopo averla addormentata, di uccidere Arthur. L’arma è un innocuo coltello di gomma e Vicky – sostiene il dottor Rich – non esiterà a scagliarsi contro il marito, proprio contando sull’inoffensività del colpo. Ma qualcuno ha sostituito il coltello e Arthur muore sotto gli occhi degli ospiti presenti i quali, però, giurano che nessuno può aver toccato l’arma del delitto…

Commento: Di trucchi si nutre, spesso, la letteratura poliziesca, specie quella classica, del giallo a enigma. Il gioco, a cui partecipano l’investigatore e il lettore, è noto: vince chi riesce a svelare prima e meglio il trucco dell’assassino. Il compito dell’autore è altrettanto evidente: evitare che il lettore scopra il trucco troppo presto o troppo facilmente. Ora, molto sostengono che, tra gli scrittori di gialli, Agatha Christie sia la regina dei bari. Ci si può ricredere leggendo questo gradevole giallo di Dickson Carr, alias Carter Dickson. L’autore americano si riconferma insuperabile nell’elaborare crimini impossibili, anche se qui, a differenza di altri suoi romanzi, l’enigma è uno solo (in verità ce n’è pure un secondo, ma decisamente meno accattivante) e, per quanto ben posto e ben risolto (la sospensione della credulità è d’obbligo, ma in fondo si resta nella categoria “giochi di prestigio”), alla lunga può apparire troppo poco per reggere un romanzo intero. La ristretta rosa dei personaggi è un vantaggio e il trucco con cui l’autore inganna il lettore, per quanto scorretto, non lascia indifferenti. 

GIUDIZIO: **½

William Lindsay Gresham – NIGHTMARE ALLEY (1946)

Di cosa parla: Stati Uniti. Stanton Carlisle, per tutti Stan, è un bel ragazzo che lavora in un luna park ambulante che raccoglie anche una variegata compagnia di freak. Tra le attrazioni c’è anche il Mangiabestie, un uomo che si esibisce come divoratore di animali vivi. Insieme alla chiaroveggente Zeena, di cui diventa amante, e al marito Pete, alcolizzato, Stan mette a punto un numero di mentalismo, facendo credere agli spettatori, con una serie di trucchi, di poter leggere nel pensiero. Le ambizioni del giovane, però, sono ben più alte e così, presto, insieme a una collega, l’avvenente Molly, da cui è attratto, lascia la compagnia per fare fortuna allestendo uno spettacolo di illusionismo per proprio conto…

Commento: Ispirato a un episodio reale di cui Gresham fu testimone durante la Guerra civile spagnola, ossia l’esibizione di un Geek, un “mangiabestie”, il romanzo è il riflesso fedele della tormentata esistenza del suo autore, scandita da varie dipendenze, matrimoni falliti e tentativi di suicidio, nonché da un’attrazione per l’occultismo. Le somiglianze biografiche però non bastano a rischiarare un libro cupissimo che sa sfruttare in modo magistrale le atmosfere noir per far risaltare le mille ambiguità del protagonista: uomo divorato dalle ambizioni di riscatto, cinico e manipolatore, ma al tempo stesso prototipo del fallito, dell’emarginato, dell’individuo che finisce schiacciato nel tentativo di dare realizzazione al sogno americano. I diversi volti di Stan Carlisle, il Grande Stanton, come si farà chiamare (e il nome suona quanto mai antifrastico), si riflettono nei vari personaggi di contorno, molti dei quali a loro volta appartenenti allo stesso mondo marginale dei mostri da baraccone, dei freak o dei reietti, come il Mangiabestie. L’ascesa e poi la caduta di Stan si rispecchiano, a loro volta, nell’ansia di spiritualità che sembra divorare tutti, indipendentemente dalla classe sociale d’origine. E così non appare incomprensibile il passaggio che porta il protagonista ad abbondonare i panni dell’illusionista da luna park che legge nel pensiero per rivestire quelli religiosi del fondatore di una nuova chiesa che promette ai vivi di comunicare con i morti. Gresham si cala nei risvolti oscuri del suo personaggio e del mondo che lo circonda (anch’esso origine ed emanazione della sua ambivalenza) con uno stile grandioso, multiforme, capace di mescolare registri diversi, con una predilezione per quelli bassi, e di alternare la narrazione più distesa al flusso di coscienza, calandosi nei differenti punti di vista che la storia, nel suo procedere, sembra assumere. Si può solo lasciarsi travolgere da un libro magnifico, che si fa fatica a chiudere una volta iniziato, un libro che sa immergere il lettore negli incubi di chi fonda la sua esistenza sull’arte di illudere gli altri, ma anche di chi, come tutti, preferisce farsi ingannare per poter credere che evadere dalla vita sia meglio che rassegnarsi al mondo così com’è. Due adattamenti cinematografici: uno, di grande insuccesso, diretto da Edmund Goulding e con Tyrone Power, uscì nel 1947, un anno dopo la pubblicazione del libro; il secondo, recentissimo, è del 2021, per la regia di Guillermo del Toro con Bradley Cooper.

GIUDIZIO: ****

PRE-TESTI, DIVAGAZIONI
E SPUNTI MINIMI

La mente è avida di illusioni: le cerca anche a costo di diventarne preda. Le illusioni rappresentano la possibilità stessa di ammettere che l’irrazionale, l’anomalo, l’eccezionale abitano tra noi. È naturale, pertanto, che circhi e luna park siano stati a lungo lo spazio privilegiato del mostruoso, con tutte le sfumature che gli sono proprie, dal miracoloso al deforme, dall’innaturale al sovrannaturale, dal sogno all’incubo. E cosa di più mostruoso di un delitto può accadere nel regno del “fenomenale”? Proprio un omicidio è al centro del libro L’assassino del luna park dell’inglese Nicholas Brady, prolifico autore della golden age del giallo anglosassone. La trama ruota intorno a Sandra, “la donna più grassa del mondo”, attrazione di un luna park nel quale, oltre che giostre e giochi vari, si possono ammirare anche diversi “fenomeni della natura”. Una sera, durante la sua tappa a Mudford, lo spettacolo di fronte a cui si trovano i visitatori è raccapricciante, visto che proprio Sandra, la donna cannone, è stata pugnalata a morte. Chi è stato e come ha fatto a entrare nella tenda? Dietro l’insolita cornice si cela una storia che si rivela, col trascorrere delle pagine, una storia cupa e terribile, a riprova che i mostri veri non sono i freak del luna park.

La morte fa capolino anche nel circo di Cesare Pascarella che ironizza amaramente sul cinismo cui tutti indulgiamo, convinti che tra un’attrazione e l’altra non ci sia davvero differenza, perché tutto fa spettacolo, specie se questo – come recita uno dei più vieti stereotipi – deve andare avanti:

Si me ce so’ trovata, sor Ghetano?
Quanno vennero giù, stavo lì sotto!
Faceveno er trapeso americano;
Quanno quello più basso e traccagnotto,

Facenno er mulinello, piano piano,
Se mésse sur trapeso a bocca sotto,
Areggenno er compagno co’ le mano.
Mentre stamio a guarda’, tutt’in un botto

Se rompe er filo de la canoffiena,
Punfe!, cascorno giù come du’ stracci.
Che scena, sor Ghetano mio, che scena!

Li portorno via morti, poveracci!
Sur sangue ce buttorno un po’ de rena,
E poi vennero fora li pajacci.

Testi citati
Nicholas Brady – L’ASSASSINO DEL LUNA PARK (1933)
Cesare Pascarella – LI PAJACCI, in “Sonetti” (1881-1886)

LEGENDA RECENSIONI
Sia per i libri che per i film, adotto nel giudizio sintetico il sistema Mereghetti, che va da 0 a 4 stelline: a 0, ovviamente, i giudizi più negativi, a 4 quelli più positivi, con tutti i possibili gradi intermedi…

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NON GIUDICABILE con i sistemi ìclassiciî di voto
PESSIMO
QUASI PESSIMO
BRUTTO
BRUTTINO
 
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**1/2
***
***1/2
****
ACCETTABILE
DISCRETO
BUONO
MOLTO BUONO
CAPOLAVORO