# 237 – Mayra Montero – L’ULTIMA NOTTE A LETTO CON TE (Feltrinelli, 1992, pagg. 125)
Fernando e Celia, coniugi cinquantenni la cui unica figlia, Elena, si è appena sposata, lasciando così la casa genitoriale, si regalano una lunga e consolatoria crociera nei Caraibi che, nelle intenzioni, dovrebbe rinsaldare la coppia e rinverdire l’antica passione. In realtà, Fernando prenderà una terribile sbandata per l’attempata ma affascinante Julieta, misteriosa e insinuante compagna di crociera, mentre Celia riscoprirà la passione per gli uomini di colore dai fisici scolpiti e dai modi spicci, che le ricorderanno l’antico tradimento consumato, anni addietro, con Agustín Conejo, l’infermiere che accudiva suo padre malato. E alla fine, a suggellare questo intreccio di tradimenti più o meno confessati, arriverà una (duplice) sorpresa, a svelare la segreta connessione tra alcuni personaggi…
Mayra Montero, scrittrice e giornalista di origine cubana classe 1952, ottenne con questo breve romanzo che alterna gli Io narranti di Fernando e Celia, inframmezzati dalle misteriose lettere indirizzate da un certo Abel a una certa Angela (piccolo mistero che si scioglierà solo alla fine), un insperato successo con l’ammissione tra i finalisti del prestigioso premio spagnolo “La sonrisa vertical”, dedicato alla letteratura erotica.
Gratificazione meritata, perché “L’ultima notte a letto con te” è un piccolo libro scritto con un perfetto senso della misura: i capitoli, affidati alternativamente alle voci di Fernando, uomo ancora affascinante ma terrorizzato dall’idea di morire improvvisamente d’infarto, e di Celia, donna ancora piacente, divisa tra la voglia di libertà e la necessità di rinsaldare il legame con Fernando, sono ben calibrati e costruiscono una sorta di muto “dialogo” tra i due coniugi ma anche con il lettore, portato nell’intimità della coppia in modo garbato e sottilmente malizioso. L’erotismo di marca cubano-spagnola, d’altronde (si veda Juan Pedro Gutierrez), è sempre venato di malinconia e dominato dallo spettro della morte, nell’eterno e inscindibile rapporto tra Eros e Thanatos, raccontato però – in questo libro – con insolita efficacia, senza pagine particolarmente brillanti e senza trovate narrative epocali, ma con una solidità d’impianto e di scrittura decisamente ammirevoli.
Caratterizzato da unità di luogo (la nave da crociera) e di tempo (la durata del viaggio), il racconto si concede diversi flashback che approfondiscono le figure dei protagonisti e della accattivante Julieta, arpista menzognera e allusiva, che seduce Fernando ma recita anche la parte della vittima, inventandosi forse una storia luttuosa che non è mai accaduta, ma che porta ancora una volta la trama a confrontare e a far collidere l’amore con la morte, il piacere con il dissolvimento della coscienza. Senza troppi grilli per la testa, l’Autrice propone un racconto semplice e diretto, che si legge in un paio di giorni senza fatica e che, a modo suo, appassiona e cattura, complici i caratteri ben delineati dei personaggi principali e l’ambientazione (i Caraibi) rorida e tratteggiata con pochi tocchi descrittivi che isolano singoli aspetti, quasi simbolici, di luoghi mitici come Antigua, Marie Galante o Charlotte Amalie.
A completare il quadro, alcune scene erotiche di buona fattura, spinte ma non eccessive, capaci di restituire il senso di quel desiderare bruciante che si pone – a partire da una certa età, ovviamente soggettiva – come unico antidoto alla morte e, allo stesso tempo, come un assaggio di essa, in un cortocircuito sul quale l’intero libro sembra edificato, con senso della misura, perché non si fa in tempo a stancarsi del giochino che l’Autrice lo porta sapientemente alla conclusione, con un colpo di scena finale che non guasta. Insomma, “L’ultima notte a letto con te”, pur non possedendo alcun vero elemento di originalità rispetto a tanti altri libri erotici (la stessa ambientazione durante una crociera non è certo particolarmente originale, così come non brilla per originalità la coppia sposata un po’ stanca che vuol rivitalizzare il matrimonio), risulta abbastanza efficace perché è scritto con la sincera voglia di raccontare qualcosa, e con un afflato narrativo che accompagna il lettore di amplesso in amplesso, di avventura in avventura, fino a una chiusa forse un po’ improbabile, ma almeno non banale.

(Recensione scritta ascoltando Fabrizio De André, “Amore che vieni amore che vai”)
PREGI:
se è impossibile parlare di capolavoro per questo breve romanzo erotico, si può però spezzare una lancia in favore di un’Autrice dalla penna agile e di carattere, che sa di non avere per le mani la storia del secolo ma riesce ugualmente a infondere una certa vitalità nella trama e nei personaggi
DIFETTI:
qualche piccola caduta di stile (come il superfluo racconto che Celia desidererebbe scrivere, sul quale l’Autrice si dilunga troppo) e un colpo di scena finale efficace nel tessuto narrativo ma costruito con un po’ troppa astuzia (e una certa disonestà) e piuttosto improbabile sul piano logico
CITAZIONE:
“Eccitata come una gatta di strada, mi costringeva a sdraiarmi sul ventre, prima sul ventre, e mi si sedeva a cavalcioni sulla nuca. ‘Adesso voltati.’ Le ubbidivo, certo, io restavo completamente in balia dell’universo rossonero della sua carne, allora lei iniziava con la carezza da medusa che avanzava dalle mie labbra alla mia fronte…” (pag. 12)
GIUDIZIO SINTETICO: **½
LEGENDA RECENSIONI
Sia per i libri che per i film, adotto nel giudizio sintetico il sistema Mereghetti, che va da 0 a 4 stelline: a 0, ovviamente, i giudizi più negativi, a 4 quelli più positivi, con tutti i possibili gradi intermedi…