M. L’ENIGMA CARAVAGGIO – Peter Robb

# 238 – Peter Robb – M. L’ENIGMA CARAVAGGIO (Mondadori, 2001, pagg. 590)

Nato a Milano il 29 settembre 1571 (l’anno della celebre battaglia di Lepanto), da una famiglia originaria di Caravaggio, e morto (presuntivamente) a Porto Ercole il 18 luglio 1610, Michelangelo Merisi detto Caravaggio ebbe una vita breve, intensa e contrastata, che lo vide assurgere alle vette della pittura europea (che per l’epoca voleva dire mondiale) ma anche cadere nel fango dell’accusa di omicidio che lo portò ad essere bandito da Roma (e condannato a morte in contumacia). Entrato, non si sa bene come, nell’esclusivo corpo militar-religioso dei cavalieri di San Giovanni, con sede a Malta, Michele riuscì a finire nei guai anche sull’isola mediterranea e, braccato forse da misteriosi sicari, riparò dapprima in Sicilia, poi a Napoli, sempre sfornando capolavori di uno stile che avrebbe ispirato Velázquez e i fiamminghi. Autentico, sfrenato innovatore della pittura (dipingeva “dal vivo”, e portò, letteralmente, i temi cattolici allora in voga nelle strade, o viceversa), il Caravaggio visse disordinatamente e con afflato rivoluzionario un periodo – quello della Controriforma, che si sarebbe estesa poi a tutto il Seicento – in cui l’Autorità ecclesiastica tentava con tutti i mezzi di pilotare l’arte e il pensiero (il rogo di Giordano Bruno risale al 1600). E la sua pittura avrebbe rivelato tutta la sua straordinaria modernità solo con la definitiva riscoperta, nel ‘900, a opera di Roberto Longhi.

Più di una biografia: il ritratto di un’epoca. Ecco cos’è il libro di Peter Robb, per recensire il quale mi prendo una di quelle piccole licenze che di tanto in tanto mi concedo, onde parlare anche di qualcosa di più “saggistico”. Una biografia, peraltro, ha sempre – per definizione – dei tratti narrativi, e questa di Peter Robb dedicata a uno dei più grandi pittori di tutti i tempi (e, per inciso, a uno dei miei preferiti) brilla per capacità di racconto e di affabulazione, nonché per equilibrio: l’Autore, infatti, non rinuncia mai ad approfondire i dati ambientali (perfetta la descrizione della Roma secentesca, dominata da una cappa di rinnovato bigottismo ma pervasa, sotterraneamente, da fermenti innominabili e tensioni sociali nonché politiche, soprattutto nello scontro tra francesi e spagnoli) e, soprattutto, non manca di analizzare con incredibile perizia e con coraggio le opere di Caravaggio, tutte, dalla prima all’ultima, anche quelle che sono andate perdute (ma delle quali si hanno riproduzioni fotografiche o descrizioni di prima mano), e di proporre datazioni innovative e interessanti – sorprendente, e convincente, soprattutto quella del famoso “Davide con testa di Golia”, dai più considerato uno degli ultimi quadri di Michelangelo, ma da Robb retrodatato, con ottime argomentazioni, al 1606).

Insomma, l’impressione che si ricava, leggendo il libro, è che l’Autore abbia svolto non solo un minuziosissimo e di per sé meritorio lavoro di ricerca, ma che abbia lavorato seguendo un’idea molto precisa della narrazione da sviluppare, come se anziché scrivere un libro stesse dipingendo un quadro, una grande tela sulla quale trovano posto personaggi in vista (Papi, cardinali, uomini politici e grandi artisti) come anche povera gente e figure di secondo piano, ma incredibilmente realistiche e capaci di restituire l’intera sensazione di un’epoca (cortigiane, prostitute, volgari imbrattatele, soldati di ventura e garzoni di bottega).

“M. L’enigma Caravaggio” è una lettura appassionante al di là di ogni aspettativa, adatta sia a chi conosce già, per grandi linee, le vicende della vita di Michelangelo Merisi, sia a chi si imbatte per la prima volta in questo straordinario personaggio, creativo e violento, ambiguo e indifeso, capace di fondare un innovativo movimento artistico (basato sulla pittura “dal naturale”, con l’ausilio di modelli, specchi e – forse – persino di una rudimentale camera obscura) ma anche dominato dalla sua stessa arte, dal suo indomabile estro, al punto da inimicarsi quegli stessi potenti che – soli – avrebbero potuto garantirgli il perdono e la salvezza.

Capace di incantare con la sua arte ma anche di travolgere tutto e tutti con il suo carattere (girava spesso armato di spada e accompagnato da un cagnaccio nero), Caravaggio è stato un apripista, un pittore di enorme successo ma subito dimenticato, letteralmente rimosso (di alcune sue opere si era persino perso il ricordo che le avesse dipinte lui!), per essere riscoperto nel secolo della modernità, il ‘900, di cui dopotutto la sua arte è stata la grande prefiguratrice (Peter Robb lo accosta, genialmente, ai reporter di guerra, che sarebbero emersi proprio col XX secolo, nonché a Weegee, il famoso fotografo americano di cronaca nera).

Completamente diverso, per impianto e stile, da un saggio accademico, “M. L’enigma Caravaggio” è accuratissimo pur senza trascurare il ritmo narrativo, ed è un libro che – come un quadro di Caravaggio – attira nelle proprie spire e nei propri enigmi e non molla più il lettore/spettatore, lo costringe a interrogarsi sulle tante zone d’ombra della vita del suo eccezionale protagonista, e lo cala in una realtà – la Roma tra XVI e XVII secolo – che a un certo punto sembra quasi di vedere, nella quale sembra quasi di stare vivendo. Magia di uno scrittore che va oltre il saggio biografico e ci regala il romanzo di una vita (anzi, di tante vite, che hanno ruotato attorno a quella dell’indiscusso protagonista) e un inno alla pittura quasi senza eguali. 

POSTILLA – Caravaggio vive un periodo magico: è da poco uscito anche il film di Michele Placido “L’ombra di Caravaggio”, con Riccardo Scamarcio nei panni del grande pittore. Ovviamente non me lo sono lasciato scappare. Seguirà adeguata recensione, visto che in questa sede ho già scritto fin troppo, e non vorrei annoiare il lettore più di quanto abbia già fatto. Telegraficamente, però, mi porto avanti spezzando una lancia in favore – anzitutto – dell’interpretazione di Scamarcio, non malvagia, perlomeno sentita e convinta. Il film, va ammesso, non è privo di lacune e poggia su una base narrativa un po’ fragile, però nell’ambito del cinema italiano non è dei peggiori e lascia vedere qualche bagliore d’ispirazione sincera. Per la recensione completa, appuntamento nella sezione apposita di questo sito!                         

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Ottavio Leoni, “Ritratto di Caravaggio” (carboncino nero e pastelli su carta blu, 1621)

(Recensione scritta ascoltando Samuel Barber, “Adagio per archi in Si bemolle minore”, Op. 11)

PREGI:
scrittura perfetta nell’equilibrio che raggiunge tra racconto di vita, descrizioni d’ambiente e disamina delle opere d’arte, condotta con estrema perizia e con idee innovative (i quadri non vengono accostati a quelli di Autori contemporanei, ma piuttosto ad artisti molto successivi, tra cui fotografi di guerra e di cronaca nera, a suggerire l’incredibile modernità di Caravaggio)  

DIFETTI:
forse l’unico difetto che si possa indicare è che il libro è un po’ lungo. Ma se l’argomento e il personaggio interessano, la lettura – credetemi – non ha una durata eccessiva! Anzi, ci si rammarica di averlo finito…

CITAZIONE:
“Ora dipinse l’opera più intima e devastante di tutta la sua vita. Il colore era applicato con parsimonia, con tocchi rapidi, essenziali, e l’opera era così eloquentemente personale nella sua tragica intensità che si volle sempre collocarla fra le sue ultime creazioni, anche se ne era solo un annuncio, una formulazione dei parametri per le opere a venire. Raffigurava Davide che teneva per i capelli la testa mozzata di Golia. […] La testa di Golia era spaventosamente umana nella morte […] e Davide non la ostentava come segno di vittoria, ma aveva negli occhi, fissi verso il basso, un tragico rimpianto, immensamente toccante data la sua giovane età. Si aveva come la sensazione che Davide fosse la vittima e non la causa di un orrore umano.” (pagg. 377-78)

GIUDIZIO SINTETICO: ****

QUADRI RIPRODOTTI NEL TESTO (in ordine dall’alto in basso):
– “Bacchino malato” (olio su tela, 67 x 53 cm, 1593)
– “Davide con la testa di Golia” (olio su tela, 125 x 100 cm, 1606?)
– “Scudo con testa di Medusa” (olio su tela montato su tavola di pioppo, 60×55 cm, 1598)
– “Vocazione di San Matteo” (olio su tela, 322 x 340 cm, 1599-1600)
– “La cena in Emmaus” (olio su tela, 141 x 175 cm, 1606)
– “Canestra di frutta” (olio su tela, 46×64 cm, 1597-1600)

LEGENDA RECENSIONI
Sia per i libri che per i film, adotto nel giudizio sintetico il sistema Mereghetti, che va da 0 a 4 stelline: a 0, ovviamente, i giudizi più negativi, a 4 quelli più positivi, con tutti i possibili gradi intermedi…

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*1/2
NON GIUDICABILE con i sistemi ìclassiciî di voto
PESSIMO
QUASI PESSIMO
BRUTTO
BRUTTINO
 
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**1/2
***
***1/2
****
ACCETTABILE
DISCRETO
BUONO
MOLTO BUONO
CAPOLAVORO