NEULAND – Eshkol Nevo

# 33 – Eshkol Nevo – NEULAND (Neri Pozza, 2012, pag. 637)

Inbar e Dori, lei piegata da un lutto e da una miriade di dubbi circa la propria vita, lui alla ricerca del padre scomparso, si incontrano in Sudamerica e condividono il viaggio, uniscono le rispettive solitudini di consorti infelici e trasformano la ricerca del padre di Dori in una sorta di diaspora in miniatura, destinata forse a ricomporre le loro anime andate in pezzi, per motivi diversi. Ma Israele chiama, la “Vecchia Nuova Terra”, lacerata dalla guerra e attorniata da nemici, deve essere difesa. O no?

Interessante voce della letteratura ebraica contemporanea, paragonato da alcuni addirittura ad Abraham Yehoshua, Eskhol Nevo con questo ponderoso romanzone si prefigge nientemeno che di riflettere sulla storia ebraica tutta – dall’Ebreo Errante al ritorno in Eretz Israel – mettendo in scena un doppio viaggio di formazione. Inbar è una ragazza distrutta dalla morte del fratello, soldato dell’esercito israeliano, che deve fare i conti peraltro con una madre che vive a Berlino e sta con un tedesco (!), con una nonna – Lili – un po’ fuori di testa ma arguta e intelligente e con un marito – Eitan – che non ama più, ammesso che l’abbia mai amato; Dori, invece, è un uomo che ama incondizionatamente moglie e figlio, dai quali, incredibilmente, non è ricambiato. Sulle tracce del padre di Dori, un ex-ufficiale dell’esercito rimasto traumatizzato dopo la Guerra del Kippur, i due si incontrano in Perù e, attraverso il lago Titicaca, la Bolivia e l’Argentina, realizzano una piccola diaspora individuale, un viaggio di conoscenza e consapevolezza, che non potrà non segnarli.

Nevo racconta tutto attraverso i diversi punti di vista (non solo quelli di Inbar e Dori, ma anche quelli di nonna Lili, di Hanna, madre di Inbar, del simpaticissimo Alfredo, il cercatore d’uomini peruviano ingaggiato da Dori…) e costruisce un racconto polifonico e fluviale, allo stesso tempo ambizioso e minimalista, pervaso di ebraicità (anche critica) e di melodramma, di avventura (il viaggio in nave di Lili nel 1939, raccontato in flashback) e di quotidianità, di esotismo e di storia (con i continui riferimenti alla figura di Theodor Herzl). La sfida è riuscire a portare avanti non uno o due, ma tre, quattro, sei, otto, dieci storie parallele, che vadano a comporre un caleidoscopio, o un puzzle, il cui risultato è Neuland, la “terra nuova”, una possibile nuova via per gli ebrei nel mondo, la necessità (forse) di una nuova diaspora (già teorizzata, però, in chiave satirica, dal ben più geniale “Operazione Shylock” di Philip Roth). Alternando parti riuscite, dal ritmo piuttosto incalzante, a parti francamente più in stile soap opera, il romanzo di Nevo non può essere definito perfetto, insomma, non può essere considerato un capolavoro. È però un interessante esperimento di narrazione che si espande a macchia d’olio, e cerca di seguire tutti i fili, tutte le possibili trame, come se al centro della riflessione – più ancora dell’ingarbugliata vicenda di Inbar e Dori – ci fosse proprio il concetto di “strada non presa”, o “road not taken”, come dicono gli americani, ovvero il “non accaduto”, ciò che Israele sarebbe potuto essere e non è stato. Incredibilmente, in questo libro di più di 600 pagine, ciò che non accade sembra avere importanza quanto ciò che accade, le utopie si mescolano alla realtà, il passato si raccorda direttamente al futuro senza la transizione del presente, e il popolo più lacerato della Terra emerge con tutte le sue contraddizioni, con tutte le sue nevrosi non risolte, alle quali forse non c’è risposta se non nel Mito, e nell’accettazione di un destino ancora ben lungi dal realizzarsi.                  

(Recensione scritta ascoltando i Dire Straits, “Telegraph Road”)

PREGI:
a fronte dell’impegno che la lettura richiede, il libro offre una certa varietà di personaggi e ambientazioni, con un appassionante viaggio per tutto il Sudamerica, un excursus in Germania, il racconto della fuga in nave dalla Polonia al Medio Oriente e – non ultimo – Israele stesso, tratteggiato in modo realistico, da Gerusalemme a Tel Aviv a Haifa… E l’afflato avventuroso del viaggio di ricerca è sempre una carta vincente!

DIFETTI:
a tratti la narrazione sembra ingolfarsi in quisquilie di poco conto, rivoli collaterali che normalmente non verrebbero proseguiti e che invece Nevo cerca di far vivere al pari della trama principale: il risultato è, qui e là, un po’ “soap-operistico”. Soprattutto se si considera che leggere 630 pagine non è proprio questione di un attimo…     

CITAZIONE:
“E il nostro paese, eh? Ebrei su ebrei che vivono nello stesso posto, ma in testa hanno l’altro posto dal quale sono arrivati e l’altro posto in cui vorrebbero scappare domani. E per fortuna che hanno questo in testa, Zipke foyer, perché solo così, grazie ai pensieri e alle fantasie di andare errando, si può rinunciare a errare davvero. E restare.” (pag. 616)

GIUDIZIO SINTETICO: **

LEGENDA RECENSIONI
Sia per i libri che per i film, adotto nel giudizio sintetico il “sistema Mereghetti”, che va da 0 a 4 “stelline”: a 0, ovviamente, i giudizi più negativi, a 4 quelli più positivi, con tutti i possibili gradi intermedi…

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NON GIUDICABILE con i sistemi “classici” di voto
PESSIMO
QUASI PESSIMO
BRUTTO
BRUTTINO
 
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**1/2
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***1/2
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ACCETTABILE
DISCRETO
BUONO
MOLTO BUONO
CAPOLAVORO