# 324 – Fabrizio Roncone – NON FARMI MALE (Feltrinelli-Marsilio, 2022, pagg. 248)
L’ex-giornalista di nera Marco Paraldi, romano che più romano non si può, si è ritirato e ha aperto una vineria di successo in zona Campo de’ Fiori, dedicandosi così alle sue passioni eno-gastronomiche e conducendo una vita decisamente più rilassata rispetto a quando svolgeva inchieste pericolose e coraggiose. Durante una serata a Capalbio, però, dove sua sorella Caterina ha insistito per ospitarlo, Marco viene coinvolto da una ragazzina, la bellissima ma molto minorenne Giorgia, in una di quelle storie di cui si occupava quand’era cronista: la sparizione di una donna, l’altrettanto bella – ma non minorenne – Noemi, di professione escort. Muovendosi tra personaggi equivoci della politica, del commercio e dello spettacolo, Paraldi finirà per scoprire i giri loschi che circondano un localaccio di striptease gestito da un ex-attore porno e farà la conoscenza di Giovanna, una ragazza che in quel locale è costretta a lavorare per ripagare un esoso debito a una coppia di strozzini. Pressato da Giorgia, che vuole che ritrovi la sua amica Noemi, da sua sorella, che sotto sotto pensa che lui sia rimasto un giornalista d’inchiesta, e da Chicca, la donna che frequenta senza decidersi ad andarci a letto, Paraldi arriverà alla soluzione, ma non saranno rose e fiori, per nessuno.
Ogni tanto un bel giallo classico non fa male, suvvia, soprattutto d’estate, quando la testa chiede perlopiù letture leggere e svaganti. Se poi nel giallo classico ci si mescola una buona dose di romanità, meglio ancora, perché adoro tutto quello che riguarda Roma (tranne le squadre di calcio, giusto per rendere la pariglia al protagonista, che detesta gli juventini!). In più, l’Autore è un inviato speciale del “Corriere della Sera”, per cui si può stare tranquilli: almeno la capacità di mettere in fila frasi di senso compiuto dovrebbe averla. E infatti ce l’ha: Fabrizio Roncone non scrive male, e il libro si legge velocemente e anche con una certa dose di divertimento e di coinvolgimento. È anche vero, però, che non mancano le note dolenti.
Il primo indizio ce lo offre proprio il protagonista, Marco Paraldi, ex-cronista che vorrebbe tanto scrivere un romanzo, ma non si decide a iniziarlo perché ammira troppo Don Winslow e teme che non scriverà mai niente che possa anche solo minimamente competere con lo stile del Maestro. Mi stropiccio gli occhi: sicuramente ho letto male. Don Winslow?! Eh sì: Don Winslow! Ahia: un protagonista che stravede per Winslow non mi fa ben sperare! E infatti, non ci vuol molto ad accorgersi che, in linea con lo stile di Winslow, anche il libro di Roncone somiglia più a un elenco del telefono che a un romanzo, con personaggi nuovi a ogni capitolo, la maggior parte dei quali non ha alcuna attinenza con la trama del romanzo. L’Autore sembra voler far sfoggio della propria capacità di sintetizzare in poche righe caratteri peraltro ampiamente stereotipati: politici corrotti e goderecci, freaks romaneschi che si trovano già nei sonetti del Belli, criminali di mezza tacca che non possiedono neanche lontanamente la statura dei personaggi di uno Scerbanenco.
Per fortuna non manca qualche figura riuscita, a partire dal protagonista, tutto sommato simpatico, oste romano sentimentalmente indeciso con un debole per il gin Hendrick’s e per la carbonara, ma soprattutto Giovanna, ragazza dalla statura spropositata che conduce una vita infame per ripagare il debito di suo padre con due terrificanti usurai. Personaggio drammatico e, non a caso, legato al più efficace colpo di scena dell’intero libro, Giovanna potrebbe trovare posto, in effetti, in un romanzo di Giorgio Scerbanenco, scrittore che – lo affermo senza tema di smentite – vale tre volte Fabrizio Roncone, se non di più.
Il problema di “Non farmi male” è che si tratta di un romanzetto di poche pretese, di corto respiro e dalla trama inutilmente intorcicata, per dirla col protagonista Marco Paraldi, come se l’Autore avesse voluto usare questa storiellina di strozzini e pervertiti per togliersi lo sfizio di descrivere, per sommi capi e per l’ennesima volta, il mondo ipocrita dei salotti romani e il degrado delle periferie, tra “La grande bellezza” e “Caro Diario”, per fare un parallelo cinematografico, tra Sorrentino (ampiamente citato nel testo: a un certo punto in vineria non arriva mica Toni Servillo?) e Nanni Moretti. Il guaio, al di là dei troppi personaggi di nessuno spessore (per essere chiari, non hanno spessore nemmeno la sorella di Paraldi e la sua presunta ragazza, Chicca, che anzi è una presenza fondamentalmente fastidiosa), il guaio, dicevo, è soprattutto la volontà dell’Autore di infilare un po’ di tutto nel suo scheletrico libro. Lo stile secco e giornalistico non dispiace, e la lettura – lo ribadisco – resta piacevole e rapida; ma l’impressione di fondo è quella di un conformismo e di un adeguamento alle mode anche e soprattutto narrative che non può non irritare il lettore appena un po’ smaliziato.
Dal convegno (in vineria!) di suore che vogliono scrivere una lettera di protesta a Papa Francesco al cameriere indiano “cicciottello e gay” che sta col “badante ecuadoriano del marchese Taruffi”, passando attraverso altri cinque, dieci, venti luoghi comuni e altrettanti inchini allo spirito dei tempi, “Non farmi male” riesce – in parte – a spiazzare il lettore nel finale, con un paio di esplosioni di violenza che in effetti non lasciano indifferenti, ma più ci si avvicina alla chiusa e più il titolo stesso del libro somiglia all’invocazione del povero lettore che, bersagliato di nomi e mini-biografie da due righe l’una, inzeppato di personaggi come un saltimbocca alla romana e attorniato da troiette e romanacci, da politicanti e affaristi, non può che chiedere all’Autore esattamente quello che il titolo dice: non farmi male, per favore.
(Recensione scritta ascoltando Lando Fiorini, “La società dei Magnaccioni”)
PREGI:
se il romanzo strappa la sufficienza (risicata) è grazie alla figura del protagonista e a quella, bella e disperata, di Giovanna, che ricorda vagamente la Donatella di “I milanesi ammazzano al sabato” di Scerbanenco. Per il resto, un po’ di riuscita romanità e una chiusa non troppo consolatoria. Per chi si accontenta…
DIFETTI:
come il suo idolo Winslow, anche Roncone trasforma il libro in un elenco del telefono, affastella personaggi e micro-storie che non vanno da nessuna parte e non hanno il respiro e lo stile per comporre un affresco. Banali e furbetti certi personaggi e certi inchini al politicamente corretto
CITAZIONE:
“Lo sguardo di Chicca scorre sul divano bianco. Ecco Paraldi con i suoi due amici che guardano Roma – Dundee United, semifinale di Coppa dei Campioni, anno 1984, come se fosse in diretta. Commentano, Maledicono. Esultano. S’abbracciano. Questi non stanno bene, pensa Chicca rassegnata.” (pag. 52)
GIUDIZIO SINTETICO: **
LEGENDA RECENSIONI
Sia per i libri che per i film, adotto nel giudizio sintetico il sistema Mereghetti, che va da 0 a 4 stelline: a 0, ovviamente, i giudizi più negativi, a 4 quelli più positivi, con tutti i possibili gradi intermedi…