OGNUNO PER SÉ E DIO CONTRO TUTTI – Werner Herzog

# 299 – Werner Herzog – OGNUNO PER SÉ E DIO CONTRO TUTTI (Feltrinelli, 2023, pagg. 362)

Classe 1942, il regista tedesco Werner Herzog è Autore di capolavori come Aguirre, furore di Dio (1972), L’enigma di Kaspar Hauser (1974), La ballata di Stroszek (1976), Fitzcarraldo (1982) e di tanti, tantissimi documentari “estatici”, caratterizzati cioè da uno sguardo particolare, non necessariamente obiettivo ma capace di cogliere uno strato più profondo di verità sulle cose e sui fatti. Giunto ormai alle ottantadue primavere, dopo una vita che definire avventurosa è dire poco e dopo aver girato film letteralmente in ogni angolo del mondo, dalla giungla amazzonica al deserto del Sahara, dalla gelida Antartide alla soleggiata Creta, dall’affascinante Australia al pericoloso ma magnetico Himalaya, Werner si concede un libro riepilogativo, nel quale racconta tanto la sua infanzia quanto gli esordi da regista, e nel quale si sofferma sulle persone che più hanno contato per il suo percorso artistico e creativo e per la sua vita stessa, da Klaus Kinski, attore impareggiabile ma spesso ingestibile, a Bruno S., l’enigmatico protagonista di alcuni suoi film, dai suoi fratelli Till e Lucki ai colleghi registi e ai cameramen di fiducia, in una carrellata di nomi e volti che spesso col cinema neppure hanno a che fare, perché per Werner Herzog non esiste una netta distinzione tra mondo del cinema e mondo tout court. Tutto è cinema, in Herzog, e al contempo niente è (solo) cinema, perché nell’opera di questo regista visionario ed estremo il modo stesso di girare un film fa parte del film, e l’impresa produttiva rispecchia l’avventura del protagonista, come in Fitzcarraldo. E così, i progetti incompiuti o mai realizzati hanno spesso eguale importanza di quelli realizzati, ed Herzog andrà avanti a pensare e fare film fino a quando vivrà, perché, lui che non sogna mai di notte, non può smettere di sognare di giorno, grazie alla macchina da presa.

Forse tutto quello che si poteva e si doveva dire di un libro come questo l’ho già detto nel tentativo di riassumerlo. Che altro si potrebbe aggiungere? Non mi va di sottoporre il lavoro di Herzog a un discorso classico di critica letteraria, perché non siamo in presenza di un letterato, di uno scrittore professionista (qualunque cosa questa locuzione voglia dire), bensì di un creativo a 360°, di un uomo che non ha mai fatto distinzione tra l’opera e l’esperienza che ha portato alla creazione di quella stessa opera.

Coraggioso a volte fino all’incoscienza, Herzog in sessant’anni abbondanti di carriera ha rischiato di morire decine di volte, si è ammalato nei luoghi più sperduti del mondo, è stato arrestato, cacciato, aggredito, eppure è sempre tornato alla carica, non ha mai smesso di cercare le sue storie in ogni angolo del mondo, partendo con la macchina da presa ogni volta che qualcosa suscitava il suo interesse, si trattasse di una scoperta archeologica in Messico o dell’eruzione di un vulcano nei Caraibi, di uno straordinario saltatore con gli sci o di un uomo che parla con gli orsi. Per chi si intende di cinema come il sottoscritto, e in particolare per chi si intende di cinema tedesco, Werner Herzog è una figura quasi mitologica, un “fantasista” non incasellabile, capace di grandi film di fiction (una fiction, però, sempre costruita a partire da un robusto zoccolo di realtà) come di documentari incantevoli e profondissimi (i miei preferiti sono La grande estasi dell’intagliatore Steiner e Nel paese del silenzio e dell’oscurità, ma ovviamente sono scelte personali, ce ne sarebbero molti altri, tra cui l’affascinante Apocalisse nel deserto, sui pozzi petroliferi in fiamme nel Kuwait durante la Guerra del Golfo, e il bellissimo Kinski, il mio nemico più caro, dedicato al suo attore-feticcio).

Ora, io mi sono innamorato del cinema di Herzog a quattordici anni e da allora ho visto e studiato a memoria molti dei suoi film (non tutti, sono troppi!). Non sono dunque la persona più indicata per recensire un suo libro autobiografico, perché l’affetto sincero e l’ammirazione sperticata che nutro per la sua figura di regista sono elementi che potrebbero inficiare il giudizio. Cercherò di essere obiettivo, e mi toglierò il pensiero dicendo che “Ognuno per sé e Dio contro tutti” (che peraltro, per chi non lo sapesse, è il titolo originale de L’Enigma di Kaspar Hauser) non è il migliore dei libri di Werner – qualifica che si disputano “La conquista dell’inutile”, tratto dal diario di lavorazione di Fitzcarraldo, e “Sentieri nel ghiaccio”, bellissimo racconto del celebre viaggio a piedi da Monaco a Parigi che Herzog fece nell’inverno del 1974, a mo’ di pellegrinaggio, per andare a trovare Lotte Eisner, la grande critica cinematografica, gravemente ammalata e in pericolo di vita.

Di “Ognuno per sé e Dio contro tutti” certi capitoli sono straordinari (su tutti, quelli dedicati al rapporto con Bruce Chatwin, altro grande viaggiatore); altri, però, sono oggettivamente un po’ goffi a livello narrativo e un po’ ripetitivi a livello contenutistico, e danno l’impressione (non me ne voglia Werner!) di essere nati più come riepimenti che come sincere narrazioni. Anche la parte iniziale dedicata all’infanzia nel villaggio di Sachrang è un po’ lunga e tediosa, ma soprattutto il principale limite di questo libro è la scarsa organicità: si ha troppo spesso l’impressione che l’Autore proceda di idea in idea senza un piano complessivo, raccontando un po’ quello che gli viene in mente, con nessi tra gli eventi a volte decisamente labili.

Da Monaco di Baviera si passa di colpo ai rodei del Texas, un attimo prima siamo nella Creta dei tardi anni Sessanta e l’attimo dopo nella Hollywood di oggi. Con ciò, non voglio negare che – soprattutto per chi conosca la figura di Herzog dai suoi film, nei quali spesso compare come narratore – si tratti di una lettura irrinunciabile: io non me la sarei persa per niente al mondo! Non solo Herzog non ne esce ridimensionato, ma se possibile acquisisce statura, non tanto come scrittore (in fondo non è questa la sua professione) quanto come artista in senso lato, uomo fatto di esperienze e di voglia di viverne sempre di più, uomo che non potrà mai raccontare tutto, come sembra desiderare, ma che non potrà nemmeno fare a meno di interrogarsi sul mondo e sugli uomini fino all’ultimo dei suoi giorni.

Uomo decisamente coraggioso, del quale – da ragazzo – avrei voluto avere la tempra e l’incoscienza. Purtroppo oggi debbo ammetterlo: non le avevo, né l’una né l’altra! Ma ribadisco un desiderio che già mi capitò di esprimere tanti anni fa, studiando il suo cinema con maniacale passione: se mi sarà dato, nella prossima vita vorrei tanto… essere Werner Herzog!

(Recensione scritta ascoltando Carlo Gesualdo, “Madrigali – Libro sesto”)

PREGI:
diverso da tutte le autobiografie in commercio, caratterizzato da uno stile secco e a tratti spigoloso, quasi un po’ ingenuo, è un libro che si chiude su tre puntini di sospensione che, ottimisticamente, alludono alle tante avventure ancora da vivere, mettendole sullo stesso piano di quelle già vissute e, in qualche modo, rievocate nelle pagine del libro

DIFETTI:
c’è un po’ troppa roba, e organizzata in modo un po’ caotico, dentro questa autobiografia che, volutamente, non si conclude, come se l’Autore (bontà sua!) non si sentisse affatto pronto a concludere alcunché, tantomeno la sua esperienza terrena. E glielo auguriamo di tutto cuore, di vivere altri cent’anni e fare altri mille film! 

CITAZIONE:
“Sono sempre stato affascinato da come, a volte, una memoria collettiva si manifesti dalle profondità del tempo. […] Mi chiedo sempre se, nelle famiglie, esista una memoria sepolta. O in altre parole: ci sono, dentro di noi, immagini che giacciono dormienti e che solo qualche stimolo esterno può risvegliare dal loro crepuscolo? Penso di sì, e in un certo senso in tutto il mio lavoro ho sempre perseguito queste immagini.” (pagg. 121-122)

GIUDIZIO SINTETICO: **

LEGENDA RECENSIONI
Sia per i libri che per i film, adotto nel giudizio sintetico il sistema Mereghetti, che va da 0 a 4 stelline: a 0, ovviamente, i giudizi più negativi, a 4 quelli più positivi, con tutti i possibili gradi intermedi…

?
0
1/2
*
*1/2
NON GIUDICABILE con i sistemi ìclassiciî di voto
PESSIMO
QUASI PESSIMO
BRUTTO
BRUTTINO
 
**
**1/2
***
***1/2
****
ACCETTABILE
DISCRETO
BUONO
MOLTO BUONO
CAPOLAVORO