# 236 – Stephen Markley – OHIO (Einaudi, 2021, ediz. orig. 2018, pagg. 538)
I destini di quattro ragazzi cresciuti a New Canaan, tetra cittadina dell’industrioso Ohio, tornano ad incrociarsi a dieci anni dal conseguimento del diploma, e dopo che tutti e quattro hanno preso strade le più diverse. Bill Ashcraft è un attivista di sinistra, pacifista e contestatore, ma campa di lavori saltuari e non del tutto onesti; Dan Eaton, arruolatosi volontario, è tornato dall’Iraq con un occhio e molti amici in meno; Stacey Moore fa ricerche su letteratura ed ecologia, e vive serenamente la propria omosessualità, scoperta proprio ai tempi del liceo, con la bizzarra Lisa Han, della quale nessuno ha più notizie da molto tempo. Infine, la complessata ex-cheerleader Tina Ross fa la cassiera in un supermarket, è sovrappeso e sembra avere più di un conto da saldare col suo vecchio boyfriend, l’ex-giocatore di football Todd Beaufort.
Incrociatisi nella stessa notte a New Canaan, questi quattro “vecchi ragazzi” disillusi e squinternati si sfiorano senza capirsi, oppure collidono fragorosamente in rimpatriate tristi e improvvisate, per poi tornare a dividersi, ciascuno a fare i conti coi propri errori e le proprie contraddizioni.
E su tutto aleggia la domanda: che fine ha fatto la brillante Lisa Han, che ogni tanto manda misteriose cartoline agli ex-amici?
Uscito in pompa magna e annunciato come “il grande romanzo dei nostri anni”, “Ohio” è l’opera prima di un diplomato all’Iowa Writer’s Workshop, scuola la cui esistenza ignoravo beatamente fino all’acquisto del libro. Da discreto conoscitore della letteratura americana, non ho avuto dubbi nel concedere a Stephen Markley la sua possibilità di convincermi: “Ohio” è veramente “il grande romanzo dei nostri anni”, ove per “nostri anni” si intende l’ultimo ventennio, aperto dall’11 settembre? La risposta per me è decisamente no: non siamo in presenza di nulla di epocale, bensì di un onesto e appena discreto romanzone costruito sull’intreccio dei punti di vista (ogni capitolo è dedicato a uno dei quattro protagonisti) e su una coralità di personaggi che ogni tanto non manca di disorientare il lettore, bombardato da nomi di studenti, professori, genitori, spacciatori, poliziotti e chi più ne ha più ne metta.
Diciamolo subito: la scrittura di Markley non è malvagia, l’Autore padroneggia bene i mezzi narrativi e sa costruire la trama (per quanto a tratti si dilunghi francamente troppo). Però, nonostante uno stile di un certo spessore, che riesce – qui e là – a regalare squarci lirici inusitati, degni di alcune celebri canzoni di Bruce Springsteen (soprattutto “Youngstown”, che racconta proprio dei minatori dell’Ohio e che sembra citata direttamente nella scelta di chiamare un personaggio “Dan Eaton”, come quello della canzone), nonostante questo stile ambizioso ed elevato, dicevo, “Ohio” non sfugge a una evidente ripetitività (di situazioni e di caratteri) e, soprattutto, non riesce a scolpire come vorrebbe (e dovrebbe) i personaggi nella mente del lettore. Purtroppo, questi quattro ex-ragazzi che si ritrovano ormai trentenni e i tanti loro amici ed ex-amici che ruotano attorno alla trama principale (ammesso che ce ne sia una, perché il romanzo si frammenta quasi subito in mille rivoli narrativi) si somigliano un po’ tutti, ed è veramente difficile, soprattutto per un lettore non americano, orientarsi in mezzo a questa galleria di liceali, che sembrano suddividersi – nella peggior tradizione dei “pecorecci all’americana” (perché non ci sono solo quelli all’italiana) – in bulli e troiette, con l’aggiunta dell’immancabile ragazzino timido e sensibile che non sa farsi avanti e dell’altrettanto immancabile ragazza “bella ma anche intelligente”, per non parlare del professore progressista e di colore.
Markley sa scrivere, e questa è la buona notizia; non sa, però, o non vuole sfuggire ai tanti, troppi luoghi comuni che la narrativa e il cinema hanno prodotto nel corso del tempo. Insomma, possibile che le cheerleader debbano essere tutte delle troiette in erba? E che i giocatori di football liceali debbano essere sempre dei bulli? E anche il conflitto tra Rick Brinklan e Bill Ashcraft, che si dividono sulla reazione all’11 settembre (Rick è pro Bush e pro guerra, Bill fortemente contrario) ha un sapore più programmatico che sincero, odora più di costruzione a tavolino che di reale ispirazione narrativa. Per non parlare di Tina Ross, ex-reginetta del liceo in realtà insicura e timorosa di non piacere, che finisce preda di anoressia e dolore autoinflitto…

C’è tutto un manuale di psicologia (spicciola) dietro la costruzione di questi personaggi e, ahimè, sono proprio i personaggi che non funzionano nell’altrimenti dignitoso lavoro di Stephen Markley, sono i personaggi a stancare il lettore con le loro fisime e le loro crisi preconfezionate, raccontate con uno stile troppo sopra le righe, alla costante ricerca di un’abissalità degna della pittura di Edward Hopper che, purtroppo, la scrittura di Markley non raggiunge mai, ma sfiora soltanto. Romanzo accettabile, per carità, ma per il grande libro dei nostri anni ripassare più tardi.

(Recensione scritta ascoltando gli Other Lives, “Ritual”)
PREGI:
pur essendo un libro più superficiale e stereotipato di quanto possa sembrare a prima vista, va ammesso che “Ohio” non è scritto male e alcuni passaggi sono piuttosto efficaci (per esempio, il momento in cui viene svelato il perché del senso di colpa di Dan Eaton, oppure certe scene di erotismo adolescenziale, non originalissime ma indubbiamente ben tratteggiate). Peccato che l’Autore calchi troppo sulla desolazione della sfortunata New Canaan, alla costante ricerca di effetti di stile e di similitudini azzardate
DIFETTI:
troppa programmaticità nella costruzione dei personaggi e delle loro vite devastate, e un fastidioso tentativo di metterci dentro di tutto, per piacere a ogni categoria di lettori (immancabile il rimando alle posizioni “gender fluid”, nel finale, come se l’Autore si fosse accorto che non l’aveva ancora scritto e quindi provvediamo, prima che qualcuno si incazzi!). Insomma, una scrittura furba e cerebrale, che dosa e distribuisce gli ingredienti dando l’impressione di pensare già al film che verrà tratto dal libro
CITAZIONE:
“Difficile dire dove finisca questa storia o come sia cominciata, perché una delle cose che alla fine imparerete è che il concetto di linearità non esiste. Esiste solo questo sogno collettivo scatenato, incasinato, incendiario in cui nasciamo, viaggiamo e moriamo tutti.” (pag. 23)
GIUDIZIO SINTETICO: **
LEGENDA RECENSIONI
Sia per i libri che per i film, adotto nel giudizio sintetico il sistema Mereghetti, che va da 0 a 4 stelline: a 0, ovviamente, i giudizi più negativi, a 4 quelli più positivi, con tutti i possibili gradi intermedi…