# 256 – Fred Vargas – PRIMA DI MORIRE ADDIO (Einaudi, 2010, ediz. orig. 1994, pagg. 196)
L’assassinio avvenuto a Roma, durante una festa estiva in un palazzo storico del centro, dell’esperto d’arte Henri Valhubert – fratello poco amato di un Ministro in carica – fa finire sotto i riflettori la bellissima moglie italo-francese, Laura, che forse è coinvolta in traffici poco puliti con la collaborazione di una banda di criminali romani. Ma soprattutto, a finire sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti – il rozzo ma efficace poliziotto italiano Ruggeri e l’indolente ma intelligentissimo investigatore francese Richard Valence – sono il figliastro di Laura ed Henri, Claude, eterno studente che non si decide a crescere, e i suoi due amici Thibaut Lescale detto “Tiberio” e David Larmont detto “Nerone”, tutti e tre soggiogati dal fascino di Laura Valhubert, che si divertono a condurre, nella Città Eterna, una vita pigra e scapestrata, oscillante tra i lentissimi studi all’École Française e alla Biblioteca Vaticana – dove godono della protezione di Monsignor Lorenzo Vitelli – e le inconcludenti serate romane, fatte di brevi amori e sonore sbornie. Quando però cominciano a saltar fuori i segreti della signora Valhubert, nata Delorme, anche i tre ragazzi, che si erano inizialmente eretti a suoi paladini, iniziano a dubitare, e al sagace giurista francese Richard Valence, che con Laura Valhubert aveva avuto una tormentata storia d’amore più di vent’anni prima, basterà seguire la trama di errori e depistaggi, di incertezze e azzardi dei giovani “imperatori”, e in particolare di Tiberio, per venire in chiaro del mistero. Ma non riuscirà a impedire un altro, terribile omicidio.
Fred Vargas, pseudonimo – anzi, nom de plume! – della professoressa Frédérique Audouin-Rouzeau, esperta medievalista francese che si diverte, da molti anni, a scrivere e pubblicare libri, perlopiù raffinati gialli a sfondo storico, è noto al grande pubblico per il personaggio del commissario Adamsberg, detective parigino che si ritrova spesso immischiato in vicende dai contorni molto oscuri, in misteri al confine tra razionalità e soprannaturale.
Questo “Prima di morire addio”, però, precede i libri con Adamsberg come protagonista, ed è un piccolo thriller di ambientazione romana tutto giocato su figure tipiche, per non dire archetipiche: anzitutto, la dark lady, la splendida Laura Delorme in Valhubert, figlia di italo-francesi, cresciuta alla periferia di Roma e uscita dalla miseria grazie al matrimonio col ricchissimo mercante d’arte Henri Valhubert; poi, i due investigatori, il ruspante e grezzo italiano Ruggeri (cui starebbe bene la faccia di un Pierfrancesco Favino) e l’intelligente ma pigro e sofferto francese Valence (un Louis Garrel, per intenderci). Infine, il monsignore non privo di esperienze di vita e che certo la sa più lunga di quanto voglia far credere, Lorenzo Vitelli, il cui ruolo in un film si potrebbe assegnare forse a un Valerio Mastandrea. Nei piani dell’Autrice, però, i personaggi che dovrebbero dare al libro quel “quid” in più sono i tre Imperatori – Claude, Tiberio e Nerone – gli amici e compagni di bisbocce, tutti in qualche modo innamorati della bellissima Laura, che spiccano per originalità e intraprendenza.
Raffinato e intelligente Tiberio, che sfida apertamente il sagace Valence; molle e inconcludente, ma non stupido, Nerone, che avrà un’intuizione fondamentale; irresoluto e fragile Claude, il primo sospettato, il colpevole perfetto, che odiava, edipicamente, il padre Henri e desiderava la matrigna Laura. C’è una bella congerie di ingredienti, tutti infilati in un libretto di appena 196 pagine e “cucinati” con una certa abilità da una scrittrice nota per dedicare, rigorosamente, solo ventuno giorni alla stesura di ogni suo romanzo (ma sarà poi vero?); e c’è Roma, che da sola basta a fare un libro, anzi, molti libri!
Roma è una di quelle città da cui anche un idiota saprebbe cavare qualche bella pagina, figuriamoci la professoressa Audouin-Rouzeau, che idiota certo non è, anzi, al contrario, sa indubbiamente maneggiare la penna e – principale merito – non scrive “da donna”, nel senso che non sfoggia nessun elemento di stile che consenta di identificare il libro come l’opera di una scrittrice. Complice lo pseudonimo “unisex”, Fred Vargas, il genere di chi scrive è assolutamente indecidibile, e fa piacere appurare che esistono scrittrici capaci di sfuggire a tutti gli stereotipi dello stile femminile, sia nella descrizione dei personaggi che nella composizione dell’arco narrativo e nelle figure di stile propriamente dette.
Se però “Prima di morire addio” è un buon libro sul piano dello stile e della ritmica, le pecche non mancano nella struttura e nello sviluppo della trama, soprattutto nell’ultima parte, un po’ abborracciata, e nella soluzione del mistero, francamente un po’ disonesta e priva di quel fascino che aveva caratterizzato tutta la prima parte del romanzo, dominata da una Roma decadente, canicolare e misteriosa, descritta con rapidissimi tocchi, perché in fondo Roma non ha bisogno di essere descritta, Roma è Roma, tutti la conoscono, è sepolta nell’inconscio di ogni europeo. Se Fred Vargas è brava a far procedere la trama con rapidità e a dipingere un ritratto nervoso ed efficace di alcuni personaggi (su tutti Laura Valhubert, Richard Valence e Tiberio), non lo è però altrettanto nel dare coerenza a tutto l’insieme, e alla fine si ha l’impressione di aver letto una sorta di bozza, il trattamento di una storia che dovrebbe diventare prima sceneggiatura e poi film, e che invece resta romanzo, con tutti i suoi pregi ma anche con parecchi difetti, a partire dallo schematismo di certe soluzioni narrative e dall’improbabilità di certi teatraleggianti dialoghi.

(Recensione scritta ascoltando Hania Rani, “On Giacometti”)
PREGI:
uno stile molto asciutto ed efficace nel tratteggiare alcuni personaggi-chiave, saggiamente sbozzati e poi affidati all’immaginazione del lettore, e una certa sapienza (dovuta ai ventun giorni esatti di stesura?) nel non tirare troppo in lungo una trama tutto sommato molto esile, e non priva di punti oscuri
DIFETTI:
qualche personaggio oggettivamente poco riuscito o comunque improbabile, e una conclusione del giallo non del tutto chiara e un po’ raffazzonata. Pessima, peraltro, la tradizione italiana del titolo, che in originale è “Ceux qui vont mourir te saluent”: non sarebbe stato meglio un “Morituri te salutant”? Ah, già: l’editoria italiana è terrorizzata dall’incomprensione del pubblico! E il latino ormai chi lo capisce più? Per fortuna ci sono le “schwa” e gli asterischi a salvare il mondo e la lingua italiana…
CITAZIONE:
“Ai piedi delle scale, nel piccolo atrio dello stabile, c’era una donna china su uno specchietto. Piuttosto alta, con il volto coperto dai capelli, totalmente invisibile. Ma seppe subito, solo dalla postura delle spalle, solo dal profilo che sbucava fra le ciocche scure, solo dal gesto negligente di scostarle con le dita, che stava per imbattersi in Laura Valhubert.” (pag. 91)
GIUDIZIO SINTETICO: **
LEGENDA RECENSIONI
Sia per i libri che per i film, adotto nel giudizio sintetico il sistema Mereghetti, che va da 0 a 4 stelline: a 0, ovviamente, i giudizi più negativi, a 4 quelli più positivi, con tutti i possibili gradi intermedi…