TROISMI – Marie Darieussecq

# 353 – Marie Darieussecq – TROISMI (Guanda, 1999, ediz. orig. 1996, pagg. 133)

In una Francia del futuro – un futuro imprecisato, nel quale si usa una valuta chiamata “eurodollaro” – una ragazza piuttosto avvenente trova impiego presso una catena di profumerie gestite da un uomo che, piuttosto, ha l’aria del magnaccia: egli, infatti, prostituisce senza mezzi termini le commesse dei propri negozi, vendendo servizi che vanno dal massaggio al vero e proprio rapporto sessuale. La protagonista, carina com’è, non tarda a farsi una clientela di tutto rispetto. Peccato che, a un certo punto, in lei comincino a verificarsi strane metamorfosi: allargamento dei fianchi, crescita di peli irsuti sul dorso e, soprattutto, la comparsa di una terza mammella.
Impossibilitata a continuare a prestare i propri servigi in profumeria, e sempre più preda di una trasformazione inesorabile, da essere umano a scrofa, la ragazza inizia a vivere avventure ai limiti del possibile (e del comprensibile): diventa testimonial di un regime politico neofascista e tradizionalista incarnato dal magnetico Edgar, quindi si innamora del ricchissimo Yvan che, ahilui, deve convivere con la natura di lupo mannaro…
E alla fine, ritrovata sua madre e sfuggita a un tentativo di macellazione, la ragazza-scrofa inizia a scrivere le sue memorie mentre mette al mondo maialini grazie al rapporto “con un cinghiale bellissimo e molto virile” (sic).

Devo smetterla con le scrittrici. Dico sul serio: basta. D’accordo, Marguerite Yourcenar è una grandissima scrittrice; Agota Kristof pure; Goliarda Sapienza non la discuto; e sicuramente ce ne saranno tante altre, di brave scrittrici. Non lo metto in dubbio. Però, dopo questa Odissea suina, manco a dirlo campione di vendite alla fine degli anni Novanta, basta con le scrittrici, almeno per un po’.

Non ne posso più di incappare in queste trame assurdamente metaforiche (ma di cosa, poi?), in questi racconti grevemente sardonici nei quali non c’è un personaggio – dico uno – credibile e ben descritto, in queste novelle che la critica sembra tanto ansiosa di definire “fresche e libertarie” ma che, per me, sono solo programmatiche e noiose. Siate sinceri: cosa c’è di realmente interessante nella storia di una profumiera che si trasforma in scrofa e che sembra vivere questa metamorfosi, dopotutto, con una certa scanzonata letizia? Credete anche voi alla solita cretinata sparata dall’editore in quarta di copertina, secondo la quale il libro sarebbe “provocatorio e seducente, sensuale e commovente”? Certo, l’editore non può stroncare un suo libro sulla quarta di copertina, ci mancherebbe, ma non siete stanchi di queste cazzate, di queste definizioni vuote pensate solo per far acquistare il libro? Libro che “Le Monde” (sempre se devo credere alla quarta di copertina) definì “una favola radicale e feroce sulla nostra animalità”. Ecco, ci mancava l’ennesima idiozia, giornalistica stavolta.

Mi spiace, ma non abbocco: i libri li leggo e li valuto sulla base della lettura, non certo su quello che l’editore ha pagato un giornale per scrivere. Nel caso di questo bizzarro “Troismi”, ad attrarmi è stato anche il cognome dell’Autrice, che mi ha ricordato Houellebecq, semplicemente il più grande scrittore vivente. Mi sono detto: ma sì, leggiamolo! Sembra una scemenza, ma perché non dargli una possibilità? Darieussecq: vuoi mai che si riveli la Houellebecq in gonnella? E credetemi: se lo fosse stata, non avrei avuto alcun problema ad ammetterlo e a incensarla.

Ma, ahimè, Marie Darieussecq è una scrittrice di poco pregio, per non dire mediocre, che ha partorito una novelletta noiosa e ripetitiva, improbabile e ardua da seguire, con tutti questi personaggi più simbolici che effettivi, più metaforici che in carne ed ossa. La trama è un pot-pourri di fughe e nascondimenti, di improbabilissime agnizioni e ribaltamenti di ruolo, conditi da occasionali cadute nel trash corporale, coi dettagli – spesso non richiesti – delle trasformazioni in corso e degli effetti sulla psiche e sulle abitudini sessuali e alimentari della protagonista. I personaggi non hanno spessore, neppure l’anonima protagonista, verso la quale di tanto in tanto si prova un minimo di compassione, ma solo perché la si trova oggettivamente stupida. Le situazioni sono vuotamente allegoriche, l’ambientazione futuribile, in una Francia governata dittatorialmente, è povera d’immaginazione e poco efficace sia come distopia che come parabola fantapolitica.

Dunque, non si salva proprio niente, in questo roseo libriccino che, misteriosamente, fece il botto nel 1996, anno in cui uscì in Francia? No, si salva, paradossalmente, la parte finale, il rapporto tra la protagonista e Yvan il licantropo, che finalmente offre qualche spunto interessante e apre a qualche squarcio di lirismo, un lirismo tutto sommato facile ma non disprezzabile, e soprattutto offre al lettore un tocco di comicità nera che non guasta, anzi, ce ne sarebbe voluta molta di più. Troppo poco, purtroppo, per salvare questo pastrocchio, che finisce dritto dritto sullo scaffale dei libri dimenticabili, con buona pace di Marie Darieussecq che, con Houellebecq, ha in comune solo la desinenza del cognome.

(Recensione scritta ascoltando i Pink Floyd, “Pigs – Three Different Ones”)

PREGI:
ben pochi, purtroppo. Un finale più interessante del resto del libro e qualche tocco di comicità nera (il licantropo che si mangia i fattorini delle pizzerie che fanno consegne a domicilio), che però non bastano a riscattare un romanzo senza capo né coda, osannato solo perché firmato da un’Autrice: lo stesso libro, scritto da un uomo, sarebbe finito nel dimenticatoio

PREGI:
il peggiore è la noia. Solo 133 pagine, ma sembrano trecento! Lettura stancante perché fatta di snodi improbabili, di ambientazioni ardue da comprendere, di metafore grevi e di ironia un tanto al chilo 

CITAZIONE:
“In seguito ci siamo fatti fare delle consegne regolari, ogni sera di plenilunio. Io mangiavo la pizza, e Yvan il fattorino.” (pag. 116)

GIUDIZIO SINTETICO: *

LEGENDA RECENSIONI
Sia per i libri che per i film, adotto nel giudizio sintetico il sistema Mereghetti, che va da 0 a 4 stelline: a 0, ovviamente, i giudizi più negativi, a 4 quelli più positivi, con tutti i possibili gradi intermedi…

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NON GIUDICABILE con i sistemi ìclassiciî di voto
PESSIMO
QUASI PESSIMO
BRUTTO
BRUTTINO
 
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**1/2
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***1/2
****
ACCETTABILE
DISCRETO
BUONO
MOLTO BUONO
CAPOLAVORO