# 336 – Hector Luis Belial, Elia Gonella – ALLA CORTE DEL RE CREMISI (Las Vegas Edizioni, 2011, pagg. 141)
Il trentenne ex-maratoneta Ermete Roma si guadagna da vivere facendo l’ispettore di qualità per la Human+, una ambigua multinazionale che, fondata dallo scandinavo Olaf Oscorp, si occupa di produrre organi sintetici, che poi vende in enormi store simili a quelli dell’Ikea. Quando si reca a Milano per ispezionare un negozio, però, ad accogliere Ermete c’è una sorpresa: Dante, un dipendente della società, ha tentato di uccidere il direttore del negozio. Suicidatosi al termine del colloquio con lo stesso Ermete, Dante è la spina nel fianco che inizia a far puntare i riflettori sull’operato della Human+, i cui prodotti forse non sono così sicuri come Oscorp, da buon capitalista, vorrebbe far credere. E quando anche Ermete, dopo l’incontro col suo ex-allenatore Paolo, cui la gamba sintetica sta andando in cancrena, si convince che gli organi che lui stesso contribuisce a vendere sono in realtà, in molti casi, dannosi a chi se li fa impiantare, inizierà una lotta senza esclusione di colpi, accanto alla rude poliziotta Barbara, per dimostrare che la Human+, nella migliore tradizione delle cattive multinazionali, sapeva tutto e ha consapevolmente commercializzato prodotti difettosi. Tra incubi, nani che insegnano all’Università, poliziotte lesbiche e commissari corrotti, si approda a un finale action che risolve tutto (si fa per dire) con la stessa faciloneria con cui è scritto il resto del libro.
Dopo l’illeggibile “La notte raccolgo fiori di carne” di Giorgio Pirazzini, ho deciso di dare un’altra possibilità a Las Vegas Edizioni. Magari nel primo caso hanno preso un “buco”, magari quella stupidaggine era una rarità nel catalogo di questo simpatico editore torinese.
E invece, a giudicare dalla riuscita di questo romanzo distopico apparentemente scritto a quattro mani, e in realtà dovuto al solo Gonella, visto che Hector Luis Belial non è altro che il suo nom de plume, col quale aveva già pubblicato due libri sempre per i tipi di Las Vegas Edizioni, e invece, dicevo, anche stavolta devo constatare che la qualità della narrativa di questo editore è a dir poco scarsa. Va bene, non siamo negli abissi pirazziniani, perché Gonella perlomeno un po’ di senso del ridicolo ce l’ha e sa mettere in fila qualche frase di senso compiuto; però “Alla corte del Re Cremisi”, ahimè, è brutto, semplicemente, desolantemente brutto.
L’idea di fondo sarebbe anche interessante: tratteggiare un mondo distopico in cui gli organi sintetici, da impiantare per prevenire o curare malattie e degenerazioni, sono diffusi a livello globale, e la gente si indebita pur di averli e “fa la spesa” in magazzini simili a quelli dell’Ikea (non a caso, è scandinava anche la Human+, con graffiante scelta ironica dell’Autore). Peccato che Belial/Gonella non abbia la finezza psicologica e la sensibilità narrativa necessarie a padroneggiare una trama tanto sottile quanto complessa, che avrebbe richiesto personaggi di ben altro spessore rispetto al ridicolo protagonista Ermete Roma e, soprattutto, all’assurda coppia di poliziotti (uniti, forse, da una sorta di relazione sadomasochistica) composta dalla sbirra Barbara (cui in realtà piacciono le donne) e dal mefistofelico commissario Bruno Ganci.
E, come se non bastasse, anche gli snodi di trama, sottolineati e arrotondati da una serie di incubi del protagonista, sono troppo spesso faciloni e abborracciati, come quando veniamo a sapere che, per incastrare la Human+, è sufficiente entrare nel back office di un qualunque negozio e copiare su chiavetta USB le “vere cartelle cliniche” dei pazienti morti dopo l’impianto di un organo sintetico. Eh certo, che ci vuole a diventare il Julian Assange della situazione (tra l’altro, Wikileaks è ampiamente citata nel testo)?
Ma, al di là della trama improbabile e dei colpi di scena che non sono veri colpi di scena, e al di là dei personaggi mal descritti e degli snodi approssimativi e confusi (su tutti, il peggiore è il rapporto quasi sado-maso tra Barbara e Ganci, che tocca vette notevoli di ridicolo involontario, ma anche la relazione omosessuale tra Barbara e Cristina è descritta con una legnosità imbarazzante, per non parlare dell’amicizia tra Ermete e Paolo, il suo vecchio allenatore di maratona, condannato da una marcescente gamba sintetica), al di là di tutto questo, che già di per sé basterebbe a bocciare questo piccolo e presuntuoso romanzetto, il vero peccato originale della scrittura di Belial/Gonella è lo stile, a tratti ridicolmente abissale, e in altri punti paratattico e banale, non privo, peraltro, di veri e propri sfondoni lessicali.
Qualche esempio? “Voce febbricitante” (pag. 123: non era meglio “febbrile”?), “Nell’incidente aveva perso una gamba destra” (pag. 112: l’altra destra, invece, era salva, per fortuna), “Dal petto emergevano le costole” (pag. 84: “torace” forse è un termine troppo complesso, per un libro che, peraltro, si picca di affrontare temi medici e scientifici?) e concludiamo coi bellissimi “mocci” (in luogo di “moci”, che già sarebbe un pessimo plurale, ma almeno farebbe capire che si parla di scopettoni per il pavimento e non di prodotti nasali) e con gli “stendibiancheria da soma” (?) di pagina 108. Per tacere di frasi con doppia negazione (si veda pagina 92), indicazioni coloristiche fantasiose (“passi arancioni”, “berlina verdone”) e tocchi di faciloneria degni di un film di Ed Wood, purtroppo non citato nell’elenco finale di artisti che avrebbero concorso alla composizione dell’opera, gente come Buñuel, Lynch, Borges, Polanski, Camus, Brian Eno e Kafka: cosa possa aver appreso da loro il buon Gonella per scrivere come scrive è e resterà, almeno per me, un mistero.
(Recensione scritta ascoltando i King Crimson, “The Court of the Crimson King”)
PREGI:
ben pochi, purtroppo, giusto l’idea di fondo, non malvagia, e qualche passaggio abbastanza riuscito tra sogno e realtà
DIFETTI:
a quelli già citati nella recensione, sui quali non tornerò, va aggiunta una considerazione editoriale: il libro, di per sé mal scritto e caratterizzato da una faciloneria imbarazzante, è anche mal curato, con vari refusi e doppioni di frasi lasciati per incuria e sbadataggine
CITAZIONE:
“La folla arrivava per comprare un singolo setto nasale in super offerta e ripartiva con il bagagliaio pieno di garze, disinfettanti, siringhe e guanti in lattice. La folla, a volte, è colta da una punta di terrore; non è la semplice paura di comprare, per sbaglio, un tricipite sinistro al posto di un rene destro, ma il fantasma di un’ennesima, gigantesca struttura corporativa che entra nella tua vita, si infila sotto la tua pelle, attraversa il feticcio di un altro prodotto dell’architettura aliena al suo utente finale.” (pag. 54 – per il significato, contattare direttamente l’Autore, grazie)
GIUDIZIO SINTETICO: °
LEGENDA RECENSIONI
Sia per i libri che per i film, adotto nel giudizio sintetico il sistema Mereghetti, che va da 0 a 4 stelline: a 0, ovviamente, i giudizi più negativi, a 4 quelli più positivi, con tutti i possibili gradi intermedi…