LA VERITÀ DEL GHIACCIO – Dan Brown

# 354 – Dan Brown – LA VERITÀ DEL GHIACCIO (Mondadori, 2005, ediz. orig. 2001, pagg. 635)

Rachel Sexton, analista dell’NRO, un reparto dell’Intelligence USA, e figlia del candidato alla presidenza Sedgewick Sexton, politicante obliquo e pessimo padre, viene convocata dal Presidente in carica, l’avveduto e moderato Zach Herney. Possibile che la Casa Bianca voglia usare contro il perfido senatore Sexton – noto per i suoi feroci attacchi alla NASA – proprio sua figlia? Ma la richiesta del presidente Herney è di tutt’altro tenore: Rachel dovrà recarsi al Polo Nord dove la NASA, grazie a un satellite, ha effettuato una scoperta epocale, paragonabile se non superiore, per importanza, all’arrivo dell’Uomo sulla Luna. Di cosa si tratterà? Una perplessa Rachel si unisce a una squadra di scienziati civili – capitanata dal fascinoso documentarista e biologo marino Michel Tolland – incaricata di confermare la dirompente scoperta, celata tra i ghiacci della banchina di Milne. Ma più di qualcosa non quadra e a Washington, dietro le quinte, si muovono figure oscure disposte a tutto pur di invalidare (o confermare) la scoperta effettuata, in un gioco di potere e disinformazione che finirà per travolgere tutti in una spirale di violenza.

Pubblicato nel 2001, dunque ben prima del “Codice da Vinci”, che gli avrebbe dato fama e ricchezza, “La verità del ghiaccio” è probabilmente il romanzo migliore di Dan Brown. Arrivato in libreria proprio nell’anno dell’11 settembre, è purtroppo un libro “invecchiato subito”, e male, perché il mondo dell’Intelligence, al cinema e nella narrativa, è stato rivoluzionato dal più grande attentato della Storia, e vicende come quella raccontata in questo romanzo action sono improvvisamente apparse artificiose e un po’ bambinesche rispetto alla realtà.

In effetti, la trama de “La verità del ghiaccio”, coi suoi colpi di scena e con l’immancabile twist legato alla figura del grande “cattivo” che sta dietro a tutti i guai che capitano alla protagonista, è un po’ forzata e non priva di ingenuità e semplificazioni. Però è innegabilmente efficace nell’acchiappare l’interesse del lettore e trattenerlo all’interno della vicenda per oltre seicento pagine e questo, comunque la si voglia vedere, è un merito. I personaggi sono essenziali e un po’ tagliati con l’accetta, a partire dalla protagonista senza macchia e, ovviamente, molto bella, fino all’oceanografo aitante e opportunamente vedovo, passando per l’amico scienziato sfigato e nerd, classica spalla comica, cui si aggiungono, in ordine sparso, il senatore perfido, il presidente saggio, la consigliera spietata, quasi un Andreotti in gonnella col vizio del fumo, la giovane stagista idealista e di colore, e via dicendo.

Nulla di nuovo, insomma, nulla che faccia gridare al capolavoro, neppure nell’ambito dei thriller americani, quei libri facili e godibili che ci si porta volentieri in spiaggia perché impegnano poco pur incuriosendo molto. E il pregio del romanzo è proprio questo: se cercate una lettura che avvinca senza imporre grandi sforzi, che proceda rapida e spedita senza cali o momenti di vuoto, “La verità del ghiaccio” è il libro che fa per voi, con i suoi capitoli brevi e le sue “pillole di scienza” iniettate sapientemente qui e là da un Autore che, non ancora baciato dal planetario (e immeritato) successo del “Codice da Vinci”, dava l’impressione di conoscere bene i propri limiti e di saper fare, tutto sommato, il suo mestiere, perché il libro è scorrevole e ben documentato anche su temi piuttosto specialistici come la glaciologia, l’oceanografia e le tecnologie militari.

Compressa in appena tre giorni, l’azione è serratissima e non molla un attimo, e questa è – se vogliamo – la grande lezione del thriller americano: il lettore va afferrato e tenuto stretto per tutte le seicento pagine del racconto, garanzia che, a lettura ultimata, acquisterà altri libri dell’Autore e contribuirà a far fare all’editore soldi a palate. Ovviamente non c’è da aspettarsi grande letteratura da “La verità del ghiaccio”, ma un onesto intrattenimento sì, e in questo Dan Brown è tra i migliori, assieme al compianto Michael Crichton e a John Grisham, che però opera perlopiù nell’ambito del legal thriller, laddove gli altri due hanno saputo spaziare maggiormente, nelle loro opere, sia per temi che per ambientazioni.

Action serrato con venature di thriller scientifico e (fanta)politico, “La verità del ghiaccio” offre la scaltrezza della scrittura che caratterizzerà “Codice da Vinci” senza l’apparato di polemiche legate all’abuso di interpretazioni storico-artistiche che, pure, connoterà il libro di maggior successo di Dan Brown, e rappresenta dunque, se possibile una lettura anche migliore, non epocale ma tutto sommato onesta.           

(Recensione scritta ascoltando The Script, “Hall of Fame”)

PREGI:
una scrittura estremamente semplice (e consapevole di esserlo) e una trama facilissima da seguire, anche perché l’arco narrativo copre appena tre giorni

DIFETTI:
i personaggi sono fatalmente un po’ monodimensionali, descritti per sommi capi, efficaci come funzioni narrative ma un po’ risaputi e privi di sfaccettature come esseri umani… Un po’ contorta e francamente poco plausibile, ma forse da rivalutare in ottica 11 settembre, la spiegazione finale delle motivazioni che hanno animato il grande villain che sta dietro agli attentati e al piano diabolico per rinvigorire (o affossare) la NASA

CITAZIONE:
“Fuori dall’habisfera, il vento catabatico che soffiava impetuoso giù per il ghiacciaio non assomigliava affatto ai venti oceanici ben noti a Tolland. In mare, il vento deriva dalle maree e dai fronti di pressione e arriva a raffiche. Il catabatico, invece, è assoggettato soltanto alle leggi della fisica: forte aria fredda che scende lungo il fianco del ghiacciaio come un’onda di marea. Era il vento più teso che Tolland avesse mai sperimentato.” (pag. 231)

GIUDIZIO SINTETICO: **½

LEGENDA RECENSIONI
Sia per i libri che per i film, adotto nel giudizio sintetico il sistema Mereghetti, che va da 0 a 4 stelline: a 0, ovviamente, i giudizi più negativi, a 4 quelli più positivi, con tutti i possibili gradi intermedi…

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NON GIUDICABILE con i sistemi ìclassiciî di voto
PESSIMO
QUASI PESSIMO
BRUTTO
BRUTTINO
 
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**1/2
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***1/2
****
ACCETTABILE
DISCRETO
BUONO
MOLTO BUONO
CAPOLAVORO